Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

domenica 30 agosto 2015

Giorno 9- Segua quel taxi!!

Segua quel taxi!!

Salve terrestri, vi parlo da una nuova postazione ufo. No non sono stata rapita dagli alieni e non ho nemmeno cambiato casa. Ho semplicemente cambiato pc e quindi ora sono su una scrivania favolosa davanti a una bestia di computer a cui non sono proprio abituata, però che sensazione di professionalità che ho. 
Comunque andiamo al sodo, dovete sapere che qui anche coloro che guidano mezzi di trasporto pubblici sono dei matti: gli autisti dei bus prendono stradine strettissime a tutta velocità, quelli del tram...no loro non fanno nulla di che, è il tram in sé che secondo me è una follia. E i tassisti? Ovviamente non sono da meno, sorpassi, accelerate e strane, frenate brusche ma non troppo...riescono però a rimanere abbastanza anonimi e insignificanti, grazie al fatto che guidano un'auto e non un enorme autobus magari anche snodato. Ho iniziato a studiare il comportamento del tassista medio da quando settimana scorsa sono stata costretta a inseguirne uno! Mi spiego meglio: era l'ultima mattinata in cui le mie amiche da Bergamo, venute per godersi il sole triestino che ovviamente è comparso solo qualche ora prima che partissero per tornare a casa, stavano con me e abbiamo quindi deciso di andare al mare per tre orette e fare il bagnetto, nonostante sapessi di dover andare in una biblioteca di cui conoscevo solo il nome della via, ma non avevo proprio idea di dove fosse. Beh decido che sarei andata dopo il mare, sperando di riuscire a fare in tempo, visto che l'orario estivo prevede la chiusura pomeridiana e io necessitavo proprio quel giorno del libro perché non sapevo quanto sarebbe durata la mia prenotazione in stallo nella biblioteca. Insomma, alle 12.30, esattamente mezz'ora prima dell'orario di chiusura, eravamo ancora in auto in zona stazione centrale e il panico mi stava invadendo. Ho accostato e il mio ragazzo, seduto sul lato passeggero scende per chiedere a un tassista dove si trovasse la via che cercavamo. Rientra in macchina dicendo: "Segui quel tassista!!", la prima mia reazione è stata: "Awwww ma che tenero, ci scorta fino alla biblioteca, che caro!", ma questa era la reazione prima che partisse tutto lanciato verso la strada...qui il mio atteggiamento è cambiato drasticamente, ho iniziato a credere che non era così bello seguire un tassista esperto della città, per di più con un'auto non tua (era quella della mia amica) che quindi non sei abituata a guidare. Mi incupisco e cerco di mantenere la calma e la concentrazione. Esco dal parcheggio ed entro in carreggiata dietro di lui, si sposta sulla corsia di destra...<< ok facile questo so farlo anche io...ehi e questo carro attrezzi da dove spunta? Non ti vorrai mettere davanti a me vero? No ti prego, perderò il taxi, oh levati bestione!! Oh no eccolo lì il tassista, si è spostata sulla corsia di sinistra, acchiappalo!  (sudore alle mani, sulla fronte, sentimento di arresa che cercava di prendere il posto del coraggio che avevo tirato fuori) Ok, stiamo calmi ecco cosa farò, accelero di corsa e mi caccio davanti a questo Mercedes nero poco dietro al taxi, umpf dai non gli ho tagliato la strada in modo così brusco, meno male è andata...oh sta accelerando il matto, stagli dietro per diana non perderlo ancora, aiuto quando finisce questa cosa?!?>> Per fortuna il mio desiderio è stato esaudito, il tassista accosta, io mi affianco a lui, mi dà le ultime indicazioni e mi saluta; io con la mia manina gocciolante gli faccio ciaociao, cercando di nascondere il terrore da cerbiatta che avevo negli occhi, troppo grandi per celare sentimenti del genere! Mi sono sentita in un film! A un certo punto ho avuto anche il tempo di pensare, tra il panico e la paura, che sarebbe stato figo se le mie amiche e il mio moroso avessero imbracciato delle pistole giganti ad acqua e, tiratisi fuori per metà col busto dal finestrino, avessero iniziato a sparare all'impazzata sulla folla urlando: "Siete finiti picciotti!!". Ok, basta, le fantasie di mafia soft sono improponibili. 

mercoledì 26 agosto 2015

Giorno 8- Looking for a job pt. 3

Looking for a job pt. 3- La signora filippina


Qualche tempo fa, in cerca disperata di lavoro come sempre, vado al solito supermercato e trovo sulla bacheca un annuncio veramente allettante, c'era scritto più o meno così: "Signora pilipina con figlio di 3 anni per babysitter, disponibile anche domenica e turni, chiamare 339xxxxxxx". Io felicissima chiamo subito e mi risponde una signora (ovviamente pilipina) con l'accento molto pilipino e l'italiano un po' incerto. "Sì, signora ho visto l'annuncio per la baby sitter e sarei interessata, cerca ancora?" dico io e lei: "Sì signola, ma scusa io non parla bene italiano e ora lavoro, puoi chiamale domani?" allora io la saluto e riattacco e l'indomani richiamo, stessa cosa detta da me, poco diversa la sua risposta: "Signola, vediamoci domani in Viale così noi parla, lei quando disponibile pel lavolo?", "Non saprei signora, quando è più comodo a lei, ma comunque ne parliamo domani faccia a faccia, arrivederci". L'indomani mattina mi preparo tutta contenta per il futuro lavoro, mi pregusto già il momento in cui curerò un bimbetto di tre anni con cui giocherò e farò tanti lavoretti divertenti, ho cercato di sembrare carina ma mantenendo un look semplice, da persona affidabile, da perfetta babysitter insomma, un pochino di trucco, ma leggero leggero, una camicetta, le uniche scarpe serie ma non troppo eleganti che ho e mi lancio in Viale. Al punto prefissato, incontro una signora (l'unica dai tratti orientali) molto bassa, capelli a caschetto neri e lisci come spaghettini e viso tondo, troppo grosso rispetto alle spalle; ci presentiamo e mi accorgo che lei ancora non mi aveva detto il suo nome ma non ho avuto tempo per pensare a queste sottigliezze perché immediatamente parte la sua domanda fatale: "Quindi tu quando ha bisogno? Perché io lavola pomeliggio, ma mattina quasi semple libera"......zamzamzaaaaam..."MA COME? NON HA BISOGNO LEI DI UNA BABY SITTER?!?", il mio sguardo è vacuo, l'espressione incredula, sto avendo un flashback di tutte le tappe che hanno portato al fraintendimento e ho avuto una tremenda voglia di piangere: entrambe cercavamo lavoro come baby sitter, ma, a causa del gap linguistico, ci siamo capite male e nessuna delle due ha concluso un bel nulla quel giorno. Invece delle lacrime che avevo voglia di buttare fuori, mi è uscita una risata isterica, quella con gli occhi da pazza, mentre la donnina dal faccione tondo arrotonda anche la bocca e spalanca gli occhi per esclamare: "UUUUh scusa signolaaaaa, scusa io no blava con italiano, sclitto male, scusa scusa" e io non ho potuto fare altro che rassicurarla che era tutto a posto e che a volte capitava di fare errori con una lingua diversa dalla propria, lo viene a dire proprio a me che studio lingue?! Torno verso il mio ragazzo che mi aspettava a debita distanza (questi incontri di lavoro li voglio fare sempre e rigorosamente da sola) e spiego l'accaduto e mi ha sorpresa molto il fatto che anche lui provasse delusione e un pizzico di fastidio per la situazione. E' stata una vera doccia fredda, ma ci sono passata sopra passando il resto della giornata in spiaggia, ora, col senno di poi, non posso fare altro che sorridere e pensare che capitano proprio tutte a me, forse me le cerco anche.


Promemoria: mettere subito le carte in tavola, mai più rimanere sul vago, specialmente con presunti datori di lavoro che non parlano bene la tua lingua!

lunedì 17 agosto 2015

Giorno 7- I gentiluomini della Linea 2

I gentiluomini della Linea 2

L'altro giorno per la prima volta da che sono a Trieste, mi sono trovata costretta a prendere la Linea 2 per necessità e non per piacere. Dico così perché la Linea 2 dei trasporti di Trieste è l'unica linea della città servita da un tram. E che tram! Pensate che risale al 1902 ed è la motrice ancora funzionante più vecchia d'Europa (per saperne di più vedi qui), parte dal centro della città e arriva fino a Opicina, a più di 300 metri di altezza, tanto che per fare la salita è trainata da una sorta di mini macchinina e tutti i triestini sanno che sono molto più numerosi i mesi in cui la Linea è chiusa a causa dell'uscita dai binari del tram che i mesi in cui questa funziona perfettamente. Insomma, io ho sempre visto questo meraviglioso mezzo di trasporto d'epoca, messo a nuovo ma con ancora tutti gli assetti originali e un po' vintage, come un tram turistico, nonostante sapessi benissimo che non è affatto così, anzi è il mezzo più veloce dopo l'auto per arrivare a Opicina. Dire veloce è esagerato, ma glissiamo sull'argomento. Non essendo pratica di questa linea, sapevo che avrei dovuto chiedere al macchinista (o si dice autista?) di avvisarmi quando scendere, precisamente alla fermata dell'obelisco. Naturalmente si chiama così a causa di un enorme (e dico enorme!) obelisco che troneggia su una piccola collinetta proprio sopra allo stop del tram, ma visto che io e tutti coloro che mi conoscono sappiamo benissimo che non ho per nulla spirito di osservazione, ero sicura che chiedere a lui era l'unica soluzione per non rischiare di andarmene e zonzo fino in cima a Opicina e poi scendere a piedi per chi sa quante centinaia di metri. Il problema è che il caro ometto che guidava il tram, piccolo, cicciottello, pelatino e con due occhietti a spillo molto torvi non aveva un viso molto rassicurante e sapevo che non mi avrebbe aiutato di buona voglia, dal momento che avevo già tentato di intrattenere una conversazione prima di partire senza buoni risultati. Io, tremendamente spaventata al pensiero che avrei dovuto parlargli e convintissima che il suo umore era intaccato da un vecchietto alto e snello con gli occhi azzurri che gli parlava ininterrottamente di tempo atmosferico, di vino ecc. mi appropinquo a lui, le mani sudate e la vocina tremolante. Chiedo: "Mi scusi sa, ma io non sono pratica, mi saprebbe dire quando scendere per l'obelisco?" Sorrisino imbarazzato, occhioni da gazzella e sudore che mi rendeva le mani scivolose come salamandre cicciottelle. "Torni a sedersi, signorina, lei scende con me", dice il vecchietto un po' logorroico vicino al conducente. Ecco qui vorrei fare una piccola parentesi: credo che come "Non svegliare il can che dorme", anche "Non parlare al conducente" è caduto quasi nei proverbi popolari; e credetemi, parlare a questo conducente mi ha fatto capire il vero significato di questa leggendaria frase! Comunque, torniamo a noi: io mi siedo un po' sollevata e dopo cinque minuti il vecchietto mi dice che la prossima fermata sarebbe stata la nostra, di rilassarmi e di dargli la valigia che l'avrebbe portata lui giù dal tram, perché c'era un gradino "moooolto alto". Ora...secondo voi io volevo avere sulla coscienza un'ernia del gentiluomo che aveva il quadruplo della mia età e probabilmente un quarto della forza giovanile che potrei avere io? Insomma, gentilmente rifiuto e lui insiste e io sempre cordialmente, rifiuto, fino a che le porte non si aprono e un altro nonnetto, stavolta con i bastoni da trekking, ma anche lui vicinissimo agli ottanta, decide che l'avrebbe portato giù lui il mio bagaglio. E qui sbotto e decido di prendere in mano la situazione (e la valigia) buttandomi dal tram che effettivamente aveva dei gradini abbastanza alti. Alla fine esco da quel mezzo di trasporto che, data l'età media, mi sembrava la barca sull'Acheronte che trasporta le Anime dei morti e ringrazio i due spasimanti che mi ero fatta guardandomi intorno circospetta e diffidente: "Mi scusi, -dico io- ma proprio non vedo l'obelisco, sa devo farmi trovare proprio lì". "Ma come, signorina, eccolo qui l'obelisco!" Alla mia destra sorgeva tutto impettito il monumento gigantesco che cercavo e in quel momento ho capito che in fondo io faccio tanti giochi tipo trova le differenze per cercare di fare più attenzione all'immagine ma non credo imparerò mai a scorgere i dettagli, nemmeno se sono alti tre volte più di me! Va beh, dopo la gaffe memorabile col vecchietto sportivo l'altro signore, che ci mancava poco mi prendesse sotto braccio stile Dorothy e lo Spaventapasseri ne Il Mago di Oz mi obbliga letteralmente a bere dalla fontanella perché l'acqua viene dalla fonte e quindi è "fresca fresca fresca" e subito dopo mi dice di fare una foto al meraviglioso panorama perché da lì è proprio "bello bello bello" e io che come un soldatino faccio tutto quello che dice, però che belle sensazioni mi ha fatto provare, l'acqua era davvero fresca fresca fresca e il panorama davvero bello bello bello come diceva lui. L'altro "Sciur" (per dirlo alla bergamasca) mi dice pure "Se poi ha tempo faccia una passeggiata su per questo sentiero, è davvero rilassante" e io ringrazio ma purtroppo gli dico che per quel giorno non sarei riuscita, perché avevo un appuntamento proprio lì, sotto il titanico obelisco, dopo cinque minuti e non volevo fare tardi. Però sono sicura che la passeggiata lì la farò, perché qualunque cosa hanno detto quei due gentiluomini è risultata assolutamente vera.

sabato 8 agosto 2015

Giorno 6- Il giardino dei pazzi o i pazzi del giardino?! pt.2

Il giardino dei pazzi o i pazzi del giardino?! pt.2- Ho fame, un panino, ho fame

Durante la mia solita passeggiata quotidiana ai giardini pubblici, l'altro giorno mi imbatto in una donna alquanto strana che mi ha colpito particolarmente. Aveva circa 50 anni, portava un vestitino arancione tutto sgualcito che copriva il suo corpicino pelle e ossa, i capelli arruffati radi e rossicci e il viso olivastro solcato da rughe troppo profonde per una donna della sua età. Ai piedi un paio di sneakers, completamente sola che vagava con lo sguardo perso nel vuoto. Quando incrociava una persona la sua espressione vacua cambiava drasticamente: faceva una smorfia terribile, allungava i lati della bocca, strizzava gli occhi e iniziava a inseguire i passanti piagnucolando a voce alta e in modo ritmico: "Ho fame, un panino, una pizzetta, ho fame, ho fame, per favore, una pizzetta, voglio mangiare" era una cadenza regolare sottolineata dai piedi che facevano una sorta di marcia mentre le braccia resavano incollate al corpo, i pugni chiusi. Mi sembrava una bambina capricciosa che voleva le caramelle, puntava i piedi, frignava e alzava il tono della voce quando non era ascoltata. La cosa mi ha scossa molto, perché con una persona così non sai come comportarti, non sai nemmeno se quello che dice è vero, non sai come reagirebbe se qualcuno esaudisse la sua richiesta o se interagisse con lei. Tutti fingevano di ignorarla, io compresa, anche se era parecchio difficile dal momento che mentre camminavi ti si parava davanti e ripeteva la litania e ogni volta che riuscivi a superarla, lei con uno scatto si riproponeva davanti a te, alla stessa distanza minima. Io però la osservavo e mi sentivo impaurita ma anche impotente; non volevo avvicinarmi a lei perché incuteva davvero parecchio timore e non avevo idea di che cosa avrei dovuto dirle per calmarla. Ecco, quello che mi ha colpito non è tanto la donna in sé, qui di matti ce ne sono tanti, è il fatto che io sia riuscita a fare finta di niente, nonostante la mia espressione (e me ne sono accorta solo dopo che si era allontanata) fosse un misto tra preoccupazione e pena. Sì, ho provato pena, lo so che non è bello da dire e avete ragione. Ma se l'aveste vista anche voi probabilmente avreste provato le identiche sensazioni contrastanti. Mi sono vergognata perché mi sono accorta di essere una delle tante persone che guarda e non fa nulla. Certo, non era in pericolo e forse non era nemmeno pericolosa, ma quando una persona ti urla in faccia che ha fame e tu distogli lo sguardo allora ti meriti di dire pubblicamente che hai fatto male. Probabilmente non aveva nemmeno fame sul serio, però non lo puoi sapere. Questa gracile figurina si è infine allontanata dal mio campo visivo, io ho rilasciato i muscoli e il parco è tornato un posto tranquillo. La donna bambina era solo un'eco che risuonava tra gli alberi, abbastanza lontana da me da potermi rilassare, ma non troppo da poter dire che nulla era accaduto. Non so se avete mai giocato al videogioco Silent Hill: quando incontri un personaggio negativo sul tuo cammino, l'atmosfera diventa nebulosa e sfocata, questo è quello che ho sentito io quando la signora mi è passata accanto. Se potessi dare un colore all'aria che respiravo in quegli attimi sicuramente direi il grigio, sono sicura che quella donna non era cattiva, ma qualcosa nel parco cambiava mentre lei lo percorreva. Chissà che emozioni trasmetteva a lei il giardino. Chissà se lei lo percepisce come un angolo sicuro come sono avvezza a pensare io. Chissà...

martedì 4 agosto 2015

Giorno 5- Looking for a job pt. 2

Looking for a job pt. 2: La lavanderia

L'altro giorno, mentre passeggiavo a passo spedito, vedo un cartello appeso a una lavanderia: Cercasi Apprendista, diceva. Beh, un'apprendista non deve avere esperienza nel settore, deve solo essere motivata. Decido il giorno dopo di andare a consegnare un curriculum, quindi l'indomani mi sveglio presto, mi vesto con la camicetta che mi piace tanto, un filo di trucco sugli occhi e curriculum sotto braccio. Parto senza nemmeno fare colazione, la farò quando torno, per festeggiare il mio nuovo probabile lavoro. Dopo aver ricercato disperatamente la lavanderia, perché dovete sapere che Trieste ha quel magico potere di farvi dimenticare come arrivare ai punti desiderati anche se ci passate mille volte al giorno, entro tutta perplessa e mi accoglie una ragazza giovane, con un trucco un po' troppo pesante ed elaborato e le treccine. Io le lascio il curriculum e lei mi manda il suo capo e poi sparisce a bere caffè. Il "grande capo" è una donnina sui 40 anni circa, esile e bionda, occhi marroni e eyeliner azzurro appena appena accennato; mi stringe la mano poderosamente, acchiappa una penna al volo e mi chiede a bruciapelo: "Quanto sei alta?".... ehm, devo dire che la domanda mi spiazza ma io le rispondo prontamente anche se perplessa. "Mmm, capiiiisco", la risposta alla mia altezza. Poi continua: "Spero tu non sia mancina". Cavolo, altra domanda spiazzante!! "Veramente sì, sarei mancina: scrivo con la sinistra ma molte cose le faccio con la destra, sì ecco, sono ambidestra" e lei:" No, no, no santo cielo non va affatto bene, vede i nostri macchinari sono tutti progettati per destrimani [volevo correggerla e dirle DESTRORSI, per diana, sarò mancina ma so parlare io almeno!!] non so se sarà facile per lei.", "Come le ho già sottolineato, la mano destra la so usare, ovviamente se devo imparare un lavoro manuale tutta sola è più probabile che impari con la sinistra, ma se mi si insegna a farlo con la destra non trovo grandi difficoltà, sono molto versatile a riguardo.". Lei non è convinta e prosegue: "Vedo dal suo curriculum che studia lingue, immagino che il suo lavoro dei sogni non sia questo che io ho da proporle"...ecco, qui avrei voluto dirle "Ma di chi lo è, signora?" e invece mi è uscito un: "Beh, no, però vorrei imparare un mestiere e fare più lavori possibili, così da acquisire esperienza in tutti i campi.". Nemmeno questo risposta le è piaciuta però imperterrita cerca di trovare ulteriori difetti che io non comprendo per farmi desistere e farmene andare: "Beh vede, io cerco una ragazza da tenere fissa e da formare e che stia qui per sempre, sa non è facile insegnare il mestiere a qualcuno, [questa è l'unica motivazione valida che le ho sentito pronunciare], comunque se non trovo il candidato perfetto, allora farò una scelta tra lei e le altre ragazze che mi hanno mandato il curriculum fino ad ora, nel suo caso faremo un giorno di prova e vedremo se il suo handicap non influisce sul suo lavoro" Il mio handicap!!!! Ecco, è qui che ho deciso che non lo avrei accettato io il lavoro. Mi fa innervosire la cosa, perché per queste persone i mancini sono dei menomati, come se avessero un moncherino al posto della mano destra. Cavolo signori, siate realisti, sappiamo usare benissimo entrambe le mani come i destrorsi, anzi ogni tanto io che sono ambidestra mi sento più potente di loro perché posso fare più cose con entrambe le mani e sa una cosa cara signora lavandaia? Io stiro (quelle rare volte in cui stiro!!) sia con la destra che con la sinistra, dipende da quale linea devo seguire. Già, anche questa è stata una domanda che mi ha fatto. Insomma, sono tornata a casa e la mia colazione l'ho fatta comunque, con un po' di amarezza ma alla fine è andata giù. Ho fatto un'ottima scelta a lasciare la colazione a dopo il mini colloquio, così avrei potuto fare finta che la giornata non fosse iniziata con una piccola e insignificante sconfitta, la giornata inizia dopo la colazione, no?
Beh continuiamo a cercare, amici miei! Prima o poi sarò perfetta per una determinata mansione, toglierò dalla lista dei lavori dei miei sogni la voce Lavandaia. Sarcasmo galoppante....

domenica 2 agosto 2015

Giorno 4-Il giardino dei pazzi o i pazzi del giardino?! pt. 1

Il giardino dei pazzi o i pazzi del giardino?! pt.1: il padrone del cane mitologico


Abitando in centro Trieste, quando voglio far passeggiare come si deve il cane e quando voglio sentire un alito di aria un po' meno inquinata, vado ai giardini pubblici sotto casa. Un posticino adorabile, con tantissimi alberi, ognuno dei quali catalogato, pensate che ce ne sono anche di rari, numerose panchine e persino uno stagnetto con tante tartarughine e pesciolini rossi con annesso un rustico ponticello di legno e naturalmente un'area giochi piuttosto grande per i bimbi.
 Un piccolo paradiso dove le auto sono solo un rumore in lontananza, dove il relax ti pervade e tutto è tranquillo, tanto che spesso mi siedo su una panchina, lego Cora e mi metto a studiare. Aspettate...tutto tranquillo non direi. Trieste, lo sanno tutti è la città dei matti, gente il più delle volte innocua ma che immancabilmente sente il bisogno di urlarti dietro o di parlarti di cose insensate. Ecco, nel giardino pubblico in questione la concentrazione di pazzi è elevatissima, non so spiegarmelo, quasi ho il sospetto che gli umani nascono sugli alberi, maturano come frutti e quando sono pronti si lanciano giù, ma alcuni cadono troppo in fretta e si spiattellano a terra e non hanno più pieno possesso delle facoltà mentali, quindi restano dove sono nati perché nessuno vuole un frutto ammaccato. Togliendo la parte filosofica, ho deciso che questa rubrica è necessaria al mio blog, perché anche questo fa parte della mia vita e io ne vado fiera e sento il bisogno di raccontarlo.

Il protagonista di oggi è il padrone del cane mitologico: un signore cicciottello vicino ai 60, al fianco del quale camminano sempre due cani femmina legate tra loro da un guinzaglio corto, che le fa sembrare Cerbero senza una testa, sono un tutt'uno e non credo proprio che funzioni legare due cani insieme per far vedere che effettivamente sono legate al guinzaglio, penso che un'estremità bisogna tenerla in mano per questo, ma a detta del padrone sanno gestirsi bene quindi si tengono buone l'una con l'altra...e io avrei tanto da ridire a tale proposito. Comunque, passeggio allegramente col mio cane gasatissimo che adora i prati e gli odori ad esso connessi e che tira come una matta di qua e di là senza sapere dove andare, quando scorgo da lontano il signore sopra citato seduto su una panchina, che osserva con sguardo vacuo il pavimento; accanto a lui il cane mitologico che appena scorge Cora inizia ad abbaiare con entrambe le teste. La mia non ama molto che le si abbai contro, il pelo ritto, l'andatura da signorina e il desiderio di far vedere a tutti i costi chi comanda. Io mi avvicino alla panchina, cercando in tutti i modi di superarla e allontanare il Cerbero decapitato che sta facendo innervosire la mia compagna di passeggiate, ma il padrone zittisce l'animale e si mette a parlare con me del più e del meno: "Sei di Trieste?", "No signore, sono di Bergamo", "Ah, pota!!! Che modo strano di dire, lo sai signorina come si dice a Modena? Mmm, vediamo credo di ricordarmene, ah sì, Mo Va A Caghèr!!"....allibita lo ringrazio per il saluto caloroso e tuttavia sottolineo che il Pota e il MoVaACaghèr non sono propriamente uguali come espressioni e lui imperterrito: "Invece sì, signorina sa perché blablablabla...." giuro, vi avrei riferito ogni cosa, ma al momento non lo stavo ascoltando, ero già pronta a dare l'ordine alla mia dolce cosetta pelosa attaccata al guinzaglio che tenevo in mano di non mangiarsi nessuna delle due bestie attaccate invece a quel cordino troppo corto che nel frattempo avevano ricominciato ad abbaiare e ringhiare verso di noi. Con uno strattone allontano il mio cane che stava per aprire le fauci. Ora sembrava un Mohicano, si stava proprio arrabbiando, aveva una cresta che le percorreva tutta la spina dorsale. Con un altro strattone mi allontano, saluto frettolosamente il padrone e lo intimo a trattenere il Cerbero che nel frattempo ci seguiva. Ma l'avevamo già perso, era tornato al suo impegno precedente al mio arrivo: come se si fosse spento perché ero uscita dal suo raggio di azione, l'uomo torna a fissare il percorso color mattone e qui mi sono molto sentita in un Paese delle Meraviglie tutto mio, dove le persone con cui interagisco esistono solo perché io entro in scena, la cosa mi ha spaventata assai, ma ad avvalorare la mia tesi c'era il fatto anche che il cane a due teste, a un certo momento (proprio il momento in cui la mia stava gonfiando il petto come per dire, sì sono qui, facciamo a botte se vuoi!)  si ferma e se ne torna al suo posto, sdraiandosi nel punto preciso in cui era quando ho scorto il quadretto da lontano. Che stia diventando pazza anche io, in quel giardino?