Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

lunedì 15 febbraio 2016

Cucina con Alice- La pizza

La pizza

Come già accennato su Facebook e Google+,  eccovi una tutta nuova rubrica culinaria, nella quale vi racconterò passo per passo i procedimenti per preparare una gustosa ricetta, ogni volta differente. Questa rubrica la volevo aprire con un post dedicato alla pizza. 


L'altro giorno, ho fatto per la prima volta la pizza in casa e devo dire che è stata una grandissima vittoria per me, golosissima di pizza. In effetti non c'entra nulla con quella tradizionale di pizzeria, ma è comunque molto buona e sono sicura che la rifarò volentieri...fra un bel po' di tempo, perché due teglie giganti per due persone dopo un po' fanno passare la voglia. Ho seguito la ricetta di giallo zafferano, che dice che vi serviranno:

  • 1kg di farina 0
  • 600 ml di acqua
  • 20 gr di sale
  • 7 gr di lievito di birra
  • un cucchiaio di zucchero
  • 40 gr di olio extravergine+ q.b. per la teglia. 
Allora...iniziate prendendo una ciotola e cacciateci dentro gli ingredienti nell'ordine riportato sopra. Il sale discioglietelo nell'acqua. Io mi sono comprata il pomeriggio stesso gli ingredienti che mi mancavano, convinta di avere il lievito. Dico a Demmy: "In effetti quel lievito l'abbiamo comprato secoli fa, ma il lievito è una muffa, quindi non dovrebbe fare la muffa: muffa non fa muffa, giusto?"
Dunque, sono andata a cercare cosa è un lievito e ancora non l'ho capito. Ho capito solo che è un fungo, come la muffa ma che non è muffa. E in effetti....
Ha fatto la muffa. Corro a prendere anche il lievito e mi preparo per rendere la cucina il solito campo di battaglia: farina e schizzi di salsa ovunque. Dove eravamo rimasti?
Ah sì, tutti gli ingredienti nella ciotola. Iniziate a impastare con le mani, riunendo tutti gli ingredienti. Attenzione, se vi restano più appiccicati sulle mani che uniti insieme, tipo così (vedi foto) è normale, aggiungeteci altra farina.


 Quando tutti gli ingredienti saranno più o meno uniti tra loro, rovesciate il contenuto sul piano di lavoro della cucina e iniziate a impastare, con olio di gomito e violenza inaudita.  Impastate finché non otterrete una bella palla, liscia e non appiccicosa (mettete la farina sul piano e sulle mani), rimettetela nella ciotola, copritela con uno straccio pulito e mettetelo in forno spento con la luce accesa. Io non ho il forno con la luce, ho tenuto la luce della cucina accesa. Però mi ricordo che una volta quando ho fatto il pane, mi hanno fatto mettere l'impasto  per terra in una stanza luminosa e ben arieggiata. Quando ho fatto questo impasto era quasi buio, era inutile sperare nella luce naturale. Comunque deve stare circa due ore, magari anche più a lievitare, quindi nel frattempo fatevi i fatti vostri, andate a fare la spesa, studiate, fatevi la manicure. L'ultima volta che sono andata a fare la spesa, lasciando qualcosa nel forno a lievitare mi ricordo che quando sono tornata ho trovato un blob che voleva esplodere nel forno! Comunque, dovrebbe raddoppiare di volume in queste ore la vostra pasta, la mia non ha lievitato tantissimo, ma comunque è diventata pronta all'uso. 
Ora arriva la parte divertente: scegliete quale teglia usare, questi ingredienti fanno quattro pizze rotonde standard, ma io ho usato due teglie rettangolari giganti, quindi l'ho divisa in due. Adesso sto per dire un'eresia, ma per una parte la pasta l'ho stesa col matterello. D'altronde non sono capace di modellare la pizza lanciandola in aria e facendola girare come un derviscio, quindi mi sono accontentata di quello che avevo. Ho cercato di stenderla in modo uniforme, tenendo i bordi un po' più alti; oliate la pentola e stendeteci la pasta, poi buttateci sopra la salsa (io per le due giga pizze ho usato metà bottiglia) salata e pepata (Demmy mi ha consigliato anche leggermente zuccherata, per correggere l'acidità) e la mozzarella per pizza tagliata a cubetti. Ecco...giallo zafferano dice di metterla a metà cottura, ma dà anche un tempo indicativo, un po' impreciso. Il risultato è che la mia prima pizza aveva la mozzarella bruciacchiata, la seconda era perfetta, perché Demmy ha preso in mano la situazione, ha tagliato a dadini la mozzarella, l'ha rotolata nel grana grattugiato e l'ha messa nel forno preriscaldato a 180 gradi nel ripiano più basso.
 Quando la crosta diventa quasi dorata è ora di togliere la pizza dal forno. 
Ed ecco qui la mia pizza:

Beh, non sarà quella bassa e croccante del ristorante, ma il risultato è comunque molto buono. Forse però la prossima volta dimezzo un po' le dosi, perché due enormi teglie di pizza per due persone mi sembra troppo: il giorno dopo ho mangiato pizza a colazione, a merenda (il pranzo l'ho saltato, ovviamente) e a cena. Poi finalmente è finita. Ora per un po' basta pizza, ma sono già carica per raccontarvi un'altra ricetta buona buona! 
Quindi alla prossima!:)

Ps anche Cora ha apprezzato tantissimo la mia pizza, guardate un po'

sabato 6 febbraio 2016

Giorno 26- Quando sarò grande sarò...

Quando sarò grande sarò...

Quando si è piccoli, si sa, si fanno cose inimmaginabili, talmente stupide che quando ci ripensi ti viene un po' da ridere e un po' da piangere, perché è ricordando queste ultime che capisci tanto cose riguardo i tuoi attuali problemi mentali.
Io ho voluto addirittura dedicarvi un post, perché da piccola ero una signorina alquanto confusa e sinceramente non sapevo cosa sarei potuta diventare da grande, quindi mi cimentavo volontariamente o per sbaglio in alcune piccole operette disastrose, come al mio solito. Cominciamo

Numero 1: l'astronauta casereccia. Con astronauta è facile capire cosa si intende; sì, parlo di un lancio che ho compiuto...dalle scale...con un tagliere delle orecchiette sotto alle chiappe. L'ultima frase è quello a cui mi riferivo col termine "casereccio", ovviamente. La cosa molto triste è che io e la mia migliore amica di allora (e di sempre <3 ) eravamo convinte che il fatto che tre passi dopo l'ultimo gradino ci fosse una porta a vetri non sarebbe stato un problema: basta mettere dei cuscini, così non ci vado a sbattere...con le ginocchia. Eh sì, perché non c'erano abbastanza cuscini per coprirla bene bene la porta, quindi la craniata alla porta l'ho data bella pesante. Fortunatamente non è successo altro.

Numero 2: la parrucchiera parte1. Ero una bella e tonda bambina dai capelli lunghissimi, agile come una gazzella morta da tre settimane (questo particolare non è cambiato). Salgo in un'auto a tre porte e mi siedo sul sedile posteriore, poi mi si chiede di chiudere la portiera. E naturalmente lascio metà dei miei capelli fuori dall'auto. Ho dovuto chiedere aiuto per liberarmi.

Numero 3: la circense. Questa professione racchiude in sé due episodi: il primo che mi vedeva nelle vesti della lanciatrice di freccette di metallo, con scarsi risultati, perché ho puntato alle gambe della mia migliore amica di allora (e di sempre <3) e invece le ho infilzato la freccetta esattamente tra lo zigomo e l'occhio. Non chiedete perché giocavamo a lanciarci le freccette, vi prego. Il secondo episodio prevedeva la mansione di mangiatrice di ombrelli: una volta, per noia, mi sono messa in bocca il manico ricurvo dell'ombrello e non so come si è incastrato. Ho dovuto chiedere aiuto, sputacchiando in giro, a una conoscente di mia mamma che da quel giorno mi è sempre stata un po' antipatica.

Numero 4: la parrucchiera parte 2. Presente quella bambina antipatica, che parla solo lei e si atteggia come se lei fosse bella e adulta e tu una polpettina riservata? Ecco, io ne avevo una sul pulmino della scuola, quando ero proprio piccola. Era bruttina, ma lei si credeva tanto bella e aveva questi lunghi e crespissimi capelli neri che sventolava avanti e indietro con fare da diva. Un giorno ero seduta sul sedile dietro al suo e mentre lei chiacchierava a voce eccessivamente alta io masticavo una Big Babol e non vedevo l'ora di fare un bel palloncino, perché la mamma mi aveva appena insegnato come si faceva. Ero contentissima, pronta per soffiare nella gomma che si era ammorbidita, quando a un tratto, "PTU", la gomma mi scappa sfrecciando di bocca e si va ad appiccicare tra i capelli leonini della bambina di cui parlavo prima. Ho provato a dirle che c'era un problema, ma lei non la smetteva di parlare e io dovevo scendere alla fermata successiva. Vi dico solo che il giorno dopo è arrivata tutta imbronciata coi capelli più corti. Una volta non c'erano le mamme feroci e rompi palle di adesso, che qualunque cosa la vedono come atto di bullismo rivolto verso i propri figli, da parte sia degli studenti che degli insegnanti. Ovviamente, non mi riferisco ai casi seri, quelli sì che sono da condannare. Ma una gomma tra i capelli a sei anni può capitare, chissà dove ti sei appoggiata, è capitato anche a me, fortunatamente l'ho tolta in tempo.

Numero 5: l'idraulico. Molti di voi conosceranno la mia propensione a cadere o a far cadere le cose nei tombini, quindi sarò breve. A circa otto anni casco nel tombino e a 22 ci faccio cadere la mia tesi di laurea. Basta, non ne parliamo più.

Veniamo invece alle professioni che volevo fare da piccola e che occupavano i miei pomeriggi di gioco.

  • l'archeologa. L'idea mi fa ancora sognare un po', adoravo Indiana Jones, ma purtroppo ho dovuto accantonarla l'ultimo anno del liceo, a causa della scelta dell'università e dei pochissimi sbocchi lavorativi.
  • La veterinaria. Questo mio sogno è crollato abbastanza in fretta, più o meno quando ho scoperto che fare la veterinaria voleva dire vedere budella e sangue.
  • L'insegnante. Questa idea non mi ha ancora abbandonata... 

...e voi? Quali erano le professioni che sognavate da piccoli?