Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

giovedì 9 novembre 2017

Cucina con Alice- L'autunno povero

L'autunno povero

Volevo mettervi un titolo che spiegava gli ingredienti specifici, ma poi sarebbe risultato più lungo il titolo del post e la ricetta è talmente facile che sarebbe inutile leggerla se sapeste già gli ingredienti!
Vorrei precisare inoltre che questa è una ricetta inedita, inventata da me stasera e che anche se vi sembrerà una roba strana e sconclusionata, fidatevi di me per una volta!
Gli ingredienti per mettere l'autunno povero in due piatti sono:
  • Un quarto di zucca
  • ravioli ai funghi 
  • olio q.b.
  • un quarto di cipolla (bianca o dorata)
  • paprika, mezzo cucchiaino
  • tabasco, una goccia (opzionale)
  • pane grattato, mezzo cucchiaino
  • un paio di bicchieri di acqua
  • sale
  • pepe
  • maizena, un cucchiaino
  • formaggio grattugiato
  • olio per friggere
Allora, per prima cosa pulite la zucca e tagliatela in pezzetti. Mettete un filo di olio di oliva in una padella e lasciate soffriggere la zucca a fuoco medio. Abbassate il fuoco, aggiungete dell'acqua e mettete un coperchio. Quando la zucca si è ammorbidita, salatela e schiacciatela. Poi spegnete il fuoco e mettetela da parte. 
Ora mettiamo l'acqua salata per i ravioli e anche un pentolino di olio per friggere. Intanto tagliate la cipolla a strisce sottilissime e mettetele in una ciotola con un goccino di acqua, sale, pepe, una goccia di tabasco, paprika, un cucchiaino di maizena e mezzo di pane grattato. Mescolate e lasciate riposare un pochino, poi friggete questi pezzettini. 
Nel frattempo spero che in tutto questo l'acqua di cottura abbia iniziato a bollire e che quindi possiate mettere i ravioli a cuocere.
 L'ultima cosa da fare è aggiungere un pochino di latte bollente e del formaggio grattugiato alla zucca schiacciata, in modo che diventi un po' più cremosa. Scolate i ravioli, metteteli nella zucca ancora sul fuoco e mescolate. Impiattate e mettete qualche pezzettino di cipolla croccante nel piatto.
 Et voilà. Lo so, tutte quelle spezie e quelle polveri mi fanno sembrare una alchimista, ma fidatevi, se mangiato ben caldo, questo piatto non è malaccio!
Ovviamente sono pronta ai consigli e in questo caso agli insulti, perché mi rendo conto di aver creato un mostro di piatto, però se siete dei disastri ai fornelli e volete sembrare molto raffinati, fatelo, al massimo potrete sempre dire che la colpa è dei ravioli pronti!

martedì 10 ottobre 2017

Giorno 55 -Il massacro del basilico

Il massacro del basilico

Dopo una lunga permanenza sul nostro davanzale, ho decretato che la nostra piantina di basilico dovesse perire per una giusta causa: il pesto. Ho persino fatto un sondaggio su Instagram in cui chiedevo di scegliere la sua sorte tra "Ammazzala!" e "Imminente e dolorosa morte naturale" il voto è stato schiacciante...dovevo ammazzarla. Insomma, dopo video di questo spessore
ho deciso che era il momento di ucciderla per la suddetta giusta causa. Questa morte onorevole e quasi mistica e sacrificale si è però trasformata in un immotivato e crudele massacro. Una carneficina! Vi starete chiedendo il perché di queste parole drammatiche. Ebbene io sarò il cantore di questa triste storia, causata da me. Menestrello e boia, quale ignobile destino.

Le gelide mani della morte si accinsero quel martedì sera di ottobre a sacrificare il basilico, per la salute e il benessere degli altri abitanti di quella piccola dimora. Tozze ma sapienti dita rompevano le foglie della ignara piantina in punti strategici, in modo da non uccidere completamente la malcapitata, ma sperare che in un futuro un po' utopico si potesse riprendere. Venticinque grammi che in realtà son 23,2 furono ardentemente strappati da quella creatura. Il rito era compiuto.
Il Boia portò poi le sacre foglioline verdi al lavatoio, ben conscio del fatto che sarebbero dovute essere completamente asciutte, per creare l'effetto desiderato: aveva infatti letto ciò in una ricetta, che prevedeva l'utilizzo del mortaio e del pestello, in quanto il riscaldarsi delle lame rotanti (antico strumento di tortura) avrebbe creato la reazione alchemica dell'ossidazione: le belle foglie della speranza si sarebbero trasformate nell'erbaccia delle streghe, nera come la notte. Dopo averle lavate con cura il Boia prese due canovacci e adagiò le foglie sparse. Si accorse però che avrebbero impiegato troppo tempo per asciugarsi e quindi optò per lo strano arnese del diavolo: l'asciuga-capelli. Mise un colapasta sacro sopra alle foglie, per evitare che volassero come sogni per la stanza e fece partire un getto di aria calda...come era bello il calore che muoveva il leggiadro corpo di una ballerina vestita di verde profumato. La ballerina si trasformò presto in fattucchiera, brutta e nera come la pece, perché lo stolto Boia aveva ben dimenticato la profezia: non avvicinare le foglie sacre al fuoco. Fortunatamente il danno fu scongiurato e il Boia asciugò le restanti ballerine con aria fredda. Lesse poi nel ricettario del druido che ci voleva del sale grosso per mantenere il colore della speranza vivo e per facilitare lo squartamento. Così fu...il Boia procedette, aggiungendo sale grosso e aglio, poi basilico e ancora sale grosso e altro basilico e altro sale grosso: la fattucchiera nera doveva sparire, la pace doveva essere ristabilita. I pinoli, frutto degli dèi dei boschi, l'olio, frutto degli dèi del sud e il formaggio...il formaggio non è un frutto.
Era tutto perfetto. La pozione era pronta. L'odore era inebriante; il Boia affondò un goloso dito nella fresca poltiglia e lo portò alla bocca. Il gusto estremamente salato lo respinse subitaneo; indietreggiò col disgusto e il dolore negli occhi. In un altro libro di magie trovò un rimedio: l'acqua calda. Sapeva che tutti gli antenati e gli spiriti dei genovesi lo avrebbero maledetto, ma doveva salvare la pozione, ottenuta con un tale spreco di vite. Dalla fretta, il sempre più stolto Boia non lesse la piccola postilla in fondo alla pagina, che diceva che l'acqua era estremamente sconsigliata. Si sedette pensieroso, provò a cucinare comunque la pasta ma era tutto inutile: ogni volta che assaggiata quella verde linfa, le sue labbra si ritiravano e rinsecchivano. Era finita. Aveva ridotto in fin di vita una pianta intera per la sua sciocca golosità e gli dei lo avevano punito.  Si limitò a mangiare un sugo di pomodoro e pancetta pronto in dieci minuti, senza il coraggio di buttare il pesto, ma anch'esso aveva il sapore della morte. Quello che i dotti delle lontanissime terre orientali chiamavano karma si era riversato su di lui, come una mannaia di un Boia. Boia, come lei, Boia come me.

giovedì 14 settembre 2017

Giorno 54- Fratello Ranocchio

Fratello Ranocchio

Ai tempi in cui le papere ancora non si chiamavano papere, viveva un ranocchio. Era bello questo ranocchio, verde e bitorzoluto al punto giusto, con gli occhi a palla, più a palla di tutti gli altri rospi, viscido come la gelatina per crostate di frutta.
Era la bestia più rispettata dello stagno: le altre rane gli davano il cinque (o il tre? Quante dita ha una zampa di rana?) quando passava, le lucciole lo scortavano durante il suo regale pasto notturno e alcune ci lasciavano pure la pelle perché lui ne andava ghiotto, e le ciabatte col becco (le odierne papere, nda) cantavano per lui quando aveva un appuntamento galante con una rospetta verrucosa.
La sua vita era perfetta! Aveva amici, una bella casa, la luna a cui gracidare il proprio amore e il sole che lo riscaldava. Ma...le belle cose non durano mai troppo a lungo, giusto? Un pomeriggio piovoso di ottobre, quando tutti gli animali dello stagno avevano il loro bel da fare per prepararsi alle piogge più insistenti di novembre, il nostro ranocchio si sollazzava come d'abitudine in compagnia di qualche amico rospo, quando l'allarme anti-uomo suonò: queeeeeek, queeek, faceva l'allarme. Tutti ai ripari, correte! L'uomo si avvicina, nessuno è mai tornato per raccontare cosa succede, ma si narrano cose brutte, Queeek. Il rospo sapeva bene come muoversi, ma il suo amico Gerolfo, che aveva bevuto un po' troppa rugiada ed era decisamente alticcio, barcollava in stato confusionale, con ancora tra le zampe un calice mezzo pieno. Ranocchio non poteva lasciare il suo amico lì, oh no, lo avrebbero preso e chissà cosa gli avrebbero mai fatto. Brr non voleva nemmeno pensarci. Intravide delle alte figure stagliarsi contro il cielo al tramonto, avvicinarsi a passi pesanti a Gerolfo, rovesciando i tavolini di ninfea  e distruggendo le tane intorno allo stagno. Ranocchio saltò come non aveva mai fatto e riuscì a spingere il suo amico in un cespuglio, con una zampata stile karate. Ora bisognava mettere in salvo la propria pelle; non aveva fatto ancora il primo salto per mettersi in salvo, che una grossa rete lo avvolse, fu sollevato da terra e per quanto cercò di divincolarsi, le maglie lo tenevano stretto: la fuga era impossibile. Si girò stremato e vide un enorme viso, con due giganteschi occhi che lo guardavano: <<Ehi, Jim!>> gridò quel faccione umano, <<questo è l'ultimo, guarda come è combattivo! Ora andiamo, la serata sta per iniziare>>. Il nostro Ranocchio prese un tale spavento nel vedere quella bocca gigantesca muoversi ed emettere suoni così forti e terribili, che svenne.

Riprese conoscenza solamente quando un grosso gambero rosso cominciò a schiaffeggiarlo con le sue grosse chele: <<Ehi, amico, sveglia! Fra poco vai in scena!>> <<Sc-scena?>>. Si guardò intorno. Era con le zampe legate, su un piano in acciaio, alla sua destra una parete piena di coltelli e a sinistra (che orrore!) un pentolone che schizzava olio bollente sfrigolava sul fuoco alla massima potenza. Dove diavolo era? E che diavolo ne sarebbe stato di lui?
Ora, le rane non sanno certo leggere, però non sono animali stupidi. Vi lascio solo immaginare di che colore diventò il povero Ranocchio quando vide il cartellone colorato con delle rane impanate, infilate in spiedi, a mezz'aria nelle mani di umani, che le guardavano con una voracità degna di un lupo che scorge un agnello tutto solo nel prato. Doveva uscire di lì, santa libellula! <<Gambero, yuhu, gambero, dico a te! Fammi uscire di qui, ti prego>> <<Bah, e dove vuoi andare, zampelunghe? Siamo destinati a questo, è tutta la vita che ci preparano, giù all'allevamento, a finire con onore in padella. Curioso, vero? Non sai nemmeno chi è tua madre tra quella sfilza di gamberone ammassate, ma sai che morirai in modo onorevole!>> <<Ma quale allevamento?>> Protestò la rana, <<Io vengo dallo stagno, non voglio morire con onore, voglio vivere e tornare dai miei amici>> Il gamberone trasalì: <<Non sei un capo da allevamento? Ma allora non dovresti stare qui, fratello, che aspetti, salta fuori da quella finestra, ragazzo, coraggio! Riprenditi la tua casa, i tuoi diritti, vai fratello!>> il Ranocchio lo guardò stranito: <<Eh-ehm, scapperei volentieri "fratello", ma sai come è, ho le zampe legate. Se potessi darmi un aiutino e liberarmi, forse...>> <<Sì sì sì, nessun problema. Ma come? Ci vorrebbe qualcosa di tosto, ma tagliente, fammi pensare...>> così dicendo, l'animale passava le sue toste (!) e taglienti (!!) chele sulla sua testolina, grattandosi pensieroso.
Il ranocchio, sempre più stranito, roteò gli occhi e con un morso, afferrò una chela del gambero e si liberò da solo, poi prese in spalla il gamberone e saltò verso la finestrella sopra al lavandino. Quando uscì finalmente alla luce di una città per lui sconosciuta, lo spettacolo che gli si parò davanti fu sbalorditivo: tutto lo stagno era lì, con le armi tra i denti, pronto a salvare l'amatissimo Ranocchio. Al nostro amico si riempirono gli occhioni (già umidi per natura) di lacrime, mentre la allegra e insolita comitiva si allontanava da quell'ammasso di luci colorate e suoni assordanti, verso il suo ambiente perfetto, pieno di fango e insetti buoni da gustare.

E Gambero? Beh lui è stato accolto a braccia, ali e pinne aperte da tutti quanti allo stagno. E ovviamente era invitato a ogni festa del suo amico, salvatore e perché no fratello Ranocchio.

lunedì 4 settembre 2017

Giorno 53- La signora P. (pt.2), ovvero Lady P. Killer

La signora P. (pt. 2), ovvero Lady P. Killer

Vi ricordate della Signora P.? Quella signora di uno dei miei primi post, in cui parlavo della mia vicina di casa che non sapevo bene se di professione facesse la escort o la sarta, visto lo spropositato viavai di persone in casa sua? E ricordate anche che dicevo un sacco di cose sulle sue strane abitudini? (se non ricordate proprio una banana, cliccate qui) beh, questo è un nuovo post con tutta la verità!

Dunque, le sue abitudini non sono molto cambiate in questi due anni in cui io e Demmy viviamo qui: svolge sempre la stessa professione (la sarta, non la meretrice, sia chiaro!), urla sempre al citofono "Sììììì, chi èèèèèèè?" e dice "Buongiooooorno" ogni volta che qualcuno entra. Ovviamente però la nostra presenza in questa casa ci ha finalmente permesso di interagire con lei e con quello che noi pensavamo fosse suo marito (e invece no! Continuate a leggere per particolari scottanti!). Ebbene, le nostre conversazioni con la signora P. sono sempre e rigorosamente consumate sulle scale e si svolgono più o meno tutte così: "Buongiorno, signora P., posso aiutarla a portare su la spesa?" "Oh che gentile, grazie, prendi questa" e ti ritrovi un fardello da minimo otto chili in mano che altro che sarta, sembra un muratore serbo che si porta a casa i mattoni; e mai una volta che dica "No, ce la faccio, grazie, sali, vai avanti tu che sei quattro volte più veloce". Giustamente ora mi sento un po' strega perché mi lamento, ma vi giuro che mi fa piacere, povera, ha sempre delle enormi borse in mano. Non è che è una saponificatrice e si porta a casa le vittime? Vi terrò aggiornati, se la prossima sporta che traino su per le scale gocciola di sangue, avremo la prova schiacciante che è una Lady Killler! La Serial Lady P. Killer! Mi tremano le ginocchia, quasi.

Comunque, ora sfateremo un'altra cosa di cui avevo parlato nel vecchio post su di lei. Ricordate che tutte le mattine sentivo il suo presunto marito chiamare: "Roby!" e lei rispondere "Sììììì!" ? Beh punto numero 1, l'urlatore non è il marito....zan zaaaaan! Chi chiama è il vicino di casa, quello del piano di sotto (e anche su di lui ci sarebbe moltissimo da scrivere!), che dice al marito della signora P., che appunto si chiama Roberto, di scendere per andare insieme al bar.
Punto numero 2, il signor P. non si chiama signor P. e NON  è il marito della signora P.!! Zan zan zan zaaaaaaaaaaaan! Il signor (Non mi ricordo il cognome, quindi non metterò l'iniziale) è niente popò di meno che... suo fratello! Tra l'altro questo signore è un po' strabico, quindi quando lo incontro per strada non capisco benissimo se mi ha vista o meno...io saluto sempre, poi se risponde bene, altrimenti gli faccio i gestacci. Sto scherzando, mamma, faccio finta di niente.

Insomma, siccome lei tiene sempre le finestre aperte e urla ai clienti che stanno a cinque passi di distanza, l'altro giorno ero sdraiata sul letto a contemplare il soffitto e l'ascoltavo: pensavo che non deve essere facile guadagnare un giro così ampio di clienti. Lei in un'ora riceve almeno tre clienti e un numero indefinito di chiamate a cui risponde breve e concisa: "Ooooh buongiorno, sìììììì, sììììì, giovedì mattina è tutto pronto, salveeee salve". Ecco di giorno un po' mi infastidisce sentirla che grida, ma la sera tardi, quando io esco a spasso con Cora e talvolta sento la macchina da cucire che lavora, con il suo inconfondibile suono ritmico e nostalgico: Rattattattattattata (sembra una mitraglietta, direte voi! Certo, datemi voi una buona onomatopea di primo grado per descrivere una macchina da cucire!), mi sale un po' di tenerezza per questa signora occhialuta, che lavora sodo fino a tardi per portare a termine una mansione che le occupa praticamente tutta la giornata. A volte mi viene agitazione anche, pensando che se alle 23 lei sta ancora cucendo vuol dire che ha un sacco di lavoro arretrato da terminare e spero sempre che lo finisca entro la scadenza prevista.
In fondo in fondo io la prendo in giro, ma a questa signora io mi ci sono affezionata.
L'unica cosa che non mi piace di lei è il suo rumoroso, antidiluviano condizionatore che fa un suono orripilante quando è in funzione. Un rombo continuo che ti lascia un senso di pace quando si spegne... Facciamo una colletta, oppure portiamole tutti quanti i jeans da orlare, ma aiutiamola a prendere un condizionatore che produca meno inquinamento acustico, vi prego. Oppure potete fare una colletta perché io possa comprare dei tappi per le orecchie... 1300 euro dovrebbero bastare.

Adieu!


sabato 12 agosto 2017

Giorno 52- La perla universitaria

La perla universitaria

Chiedo venia per la mia prolungata assenza, miei cariiiiissimi ed affezionatiiiiissimi lettori.

Oggi vorrei parlarvi della mia ultima perla universitaria, che molti di voi ormai sapranno, perché l'ho raccontata a tutti: mi sembrava talmente surreale che non ho potuto fare a meno di chiedere pareri in giro.
Insomma, a settembre devo dare un esame di letteratura inglese e le prof di questo corso non hanno lasciato libri, ma solo appunti da studiare e a me, che sono non frequentante, hanno lasciato dei contatti per recuperare le dispense varie. Bene, i moduli sono due. Il primo modulo l'ho preso da una ragazza gentilissima a cui è bastato inviarmeli via mail perché li aveva sul computer; purtroppo il modulo due lo aveva solo in formato cartaceo e in quel momento aveva prestato i suoi appunti a un altro studente e quindi non ha potuto aiutarmi se non dandomi altri contatti. Bene, trovo questa altra ragazza che però in quel momento è in vacanza e mi dice di chiamarla i primi di agosto, così che avesse avuto i file sotto mano da potermi mandare. Purtroppo si accorge che anche lei per quel modulo ha appunti scritti a mano e per di più è studentessa fuori sede, quindi non sarà a Trieste se non ai primi di settembre. Questa cosa mi ha abbastanza avvilita, perché la data prevista per l'esame è il cinque di settembre...evidentemente non avrei fatto in tempo a studiare, ma non avevo fatto i conti con l'asso nella manica della studentessa, rivelatasi poi anche la mia salvatrice in un imminente futuro. Mi dice che tempo fa aveva prestato i suoi appunti a un ragazzo di Trieste che li aveva fotocopiati e che non avrebbe di certo avuto problemi a passarmeli. Questo è quindi il terzo personaggio di questa trafila di ricerche, nemmeno stessi cercando la mappa per il Sacro Graal. Tenetelo ben d'occhio perché è lui la perla!
Insomma, in tutto questo, da quando ho iniziato a chiedere in giro questi appunti è passato un mese e ho preso in mano finalmente i documenti che mi servivano. Ora, io so benissimo che una volta che ho trovato tutti i materiali (povera illusa) già sono a metà dell'opera con lo studio, perché mi organizzo e quindi riesco anche a rilassarmi perché so i tempi che posso prendermi. Bene, fotocopio tutti gli appunti e finalmente ieri li guardo. Erano divisi in due dispense: la prima erano passaggi di un romanzo, con determinate note scritte a mano e la seconda erano le fotocopie degli appunti a mano della ragazza. Inizio a leggere il testo letterario e vedo che ci sono dei numerini scritti che dovrebbero rimandare alla dispensa degli appunti, ma che non riesco a trovare. Guardo allora la numerazione delle pagine  della dispensa a mano e noto che parte da 4 e continua con numeri pari: 4-6-8-10 ecc... prima mi domando dove siano le pagine 1-2-3. E poi mi chiedo perché diavolo una persona normale debba numerare a due a due le pagine...credo abbiate già capito quale era il problema, ma io non volevo crederci e quindi pensavo a determinate stranezze della ragazza che aveva scritto quel malloppo di roba. Beh, inizio ad ammettere che forse mi mancano le pagine dispari, quindi prendo la copia del ragazzo per fotocopiarle e sorpresa sorpresa: non sono stata io a non fotocopiare le pagine dispari, ma lui! Cioè questo tonto avrà da due mesi quegli appunti e palesemente non li ha mai guardati; no perché ti accorgi subito che manca il retro, teoricamente...il genio della lampada ha fotocopiato solo il fronte. Molto bene...e ora? Attacco di rabbia incontrollata, insulti velati e non, frasi esistenziali del tipo: "Vivo in un mondo in cui questo genere di individui ha già una laurea e dovrà fare la seconda" e poi il vuoto...mi accascio sulla sedia e fisso con lo sguardo vacuo quell'ammasso di carta che in quel momento era diventato surrealmente inutile.
Da Narcos
E niente, dopo un gelato gigante e lo sfogo al telefono con metà dei miei familiari, ripartono le ricerche...mi rivesto da cavaliere templare e galoppo verso le pagine dispari dei miei appunti, chiedendomi se il gioco valesse la candela; certo che ne vale la candela, ma cavoli, erano 17 pagine, diciassette, stupidissime pagine. Era così difficile controllare che ci fossero tutte?
Perché mi date nomi di gente così inaffidabile? 
Alla fine della fiera, le tre pagine iniziali mi sono state inviate via mail, invece le dispari le ho ricevute come foto su WhatsApp dalla mia salvatrice di cui parlavo prima, cioè la vera proprietaria degli appunti. Vi chiederete: perché questa ragazza non ti ha direttamente scannerizzato i suoi fogli? Eh non lo so molto bene il perché, ma ormai credo sia il caso di smettere di farsi domande di questo calibro. Vi lascio immaginare quanto riesca a leggere dalle foto di pagine di un quaderno, ma armiamoci di pazienza e andiamo avanti, prima che qui faccia una strage in perfetto stile Pablo Escobar (giusto per rimanere in linea con l'immagine che ritrae Pablo nella stessa posizione che ho assunto io nel momento di sconforto e incredulità).
Auguratemi buona fortuna signori, vado a studiare attaccata al cellulare!


lunedì 26 giugno 2017

Giorno 51- La Regina di quadri

La Regina di quadri


C'era una volta un mazzo di carte. Sì, avete sentito bene, un mazzo da cinquantadue carte, sistemato su una mensola nella casa di un pensionato ottuagenario. In questo mazzo tutti vivevano in armonia, poiché si rispettava una stretta gerarchia: i due erano subordinati ai sette, per esempio e tutti erano sudditi del re e della regina. Come in tutti i mazzi, c'erano quattro coppie di sovrani, una per ogni seme; tra questi re e regine che vivevano nel lusso sfrenato e nell'agiatezza, c'era una regina triste, sempre imbronciata. Tutto il regno di quadri e il suo re la amavano e veniva rispettata anche dai sudditi degli altri semi, ma lei non era mai soddisfatta: "Uff," sospirava rivolgendosi al suo ciambellano "perché dovevo nascere Regina di quadri? Non sono popolare come quella di cuori, a cui addirittura dedicano delle canzoni, oppure graziosa come quella di fiori o ancora maliziosa come la seducente Regina di picche...sono solo io, che da ormai cinquanta anni mi ritrovo a dover avere sempre intorno degli stupidi rombi" "E-ehm, Sua Maestà" disse il jolly ciambellano, un po' titubante "veramente sarebbero quadri e quest'anno a maggio saranno cinquantaquattro anni di trono, Sua Altezza, ma credetemi, la vostra figura è ancora nitida e perfetta, come quando è stato scartato il mazzo, s-se mi permettete". La regina lo guardò perplessa e poi prese a camminare su e giù per il salone deserto: "Se solo facessi un atto grandioso, magari anche chi ci maneggia, potrebbe vedere il mio valore, che va ben oltre quello numerico." "C-che genere di atto grandioso, Altezza?" chiese il jolly, sempre più convinto che quel lavoro non faceva proprio per lui. "Oh non lo so, ciambellano!" sbuffò la regina "ricordi quel fante di coppe, dieci anni fa? Quello del mazzo da quaranta, il fante che voleva essere donna, ricordi? Fece un tale scalpore all'epoca" "Ma mia Regina, voi siete già una donna! Siete la nostra potentissima Regina, Signora di tutti i quadri e de..." "Sì sì, risparmiami le moine," lo interruppe la regina "se solo ci fosse un modo per farmi notare". La regina passò tutta la notte a rigirarsi nel letto, senza riuscire a prendere sonno e quando il sole sorse e il re si alzò per la sua battuta di caccia domenicale, lei lo guardò vestirsi, saltare in sella al suo destriero e, affiancato dal suo miglior cavaliere di nome Jack, galoppare veloce lontano dal castello (ovviamente di carte anch'esso!); i cani del re latravano correndo dietro a loro e lì, la regina ebbe un'idea: "Oh sì, pensò, mi basterà solo aspettare che il vecchio ci usi per una partita con gli amici e poi diventerò una star!" Mentre parlava, con gli occhi che brillavano dalla contentezza, tutto il regno intorno a lei cominciò a svanire: "Ci siamo, è il momento del gioco!", esclamò emozionata.
Si trovarono tutte sparpagliate su un tavolaccio colmo di bicchieri dal contenuto odoroso e di mozziconi di sigarette; attorno ad esso, quattro uomini, più vecchi del gioco del solitario e dalle dentiere flosce contavano le carte, pronti a scontrarsi.
La Regina si preparò per il suo grande momento e appena fu messa sul banco, tra il suo re e Jack, iniziò a cantare a squarciagola. Fu orribile! I vecchi si portarono le mani alle orecchie, così come tutte le figure del mazzo: la Regina aveva una voce davvero cacofonica (schifosa, pessima, come un gatto a cui è stata schiacciata la coda!). Appena il mazzo fu rimesso nella custodia, scoppiò una tremenda rivolta in tutti e quattro i regni: "Giustiziatela!" "Banditela dal mazzo!", urlavano i manifestanti. E avevano tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiati. Gli uomini non devono sapere che le carte parlano, è un codice antichissimo, rispettato sin dai tempi più remoti.
La Regina, tutta orgogliosa e impettita, si affacciò al balcone sotto al quale la protesta era al culmine e chiese la parola, sollevando una mano: "Carte, sudditi, re e regine di tutti i regni, amici miei. Non mi pento delle mie azioni e non tollero che ci si rivolga così a me, Regina di quadri. Ebbene, mi esilierò, ma non per il vostro bene, bensì per il mio successo: andrò via da questo bigotto mazzo di carta straccia, frequenterò una scuola di canto e vi pentirete di esservi sbarazzati di me". Le urla di gioia che si alzarono appena la regina rientrò nelle sue stanze fece crescere in lei una tale rabbia e un forte senso di rivalsa. Decise di partire l'indomani stesso per la sua nuova avventura. Non sarebbe più stata la Regina di quadri, a breve sarebbe diventata la Regina del pop!
I sogni della regina caddero rovinosamente una sera di settembre in cui si esibì in un talent show; fu fischiata persino dai giudici. Risolse allora di abbandonare quella stupida e inutile ricerca di successo e di tornare nel suo mazzo dove forse, dopo aver chiesto pubbliche scuse, l'avrebbero accolta a braccia aperte.
Lo scenario che le si presentò agli occhi quando entrò tutta mogia nel suo regno era misero. Tutte le carte erano depresse, i due, i jolly, i re e le regine; da quando lei aveva lasciato il mazzo, il pensionato aveva smesso di usarlo...come si può giocar senza una carta? La regina allora capì: lei era importante, tutti erano importanti, erano una squadra.  Decise di fare la cosa giusta. Uscì dalla custodia e si lanciò sotto al mobiletto dei liquori, facendo attenzione nel tenere ben visibile un angolino della sua carta, in modo che l'anziano la trovasse e capisse che il mazzo era ancora utilizzabile perché le carte sarebbero state nuovamente cinquantadue, non una di più e non una di meno.
E così questa è la storia di una regina ribelle, che si dilettava nel canto e che un giorno salvò il suo mazzo dalla rovina da lei stessa provocata. Insomma è la storia di una grande regina. La Regina di quadri.

venerdì 9 giugno 2017

Giorno 50- Quelle tettone di Mortal Kombat

Quelle tettone di Mortal Kombat

Vi chiedo scusa se vi sto un po' trascurando miei cari lettori, ma purtroppo sono in piena sessione estiva e non ho nemmeno tempo di mettermi in bagno e fare la cacca (non scherziamo!).

Comunque, oggi vorrei intrattenervi con una critica, partiamo con un sondaggio: avete mai giocato a Mortal Kombat? Scegliete sempre gli stessi personaggi o cambiate ad ogni sfida? Avete mai preso dei personaggi femminili? E se sì, lo avete fatto perché sono forti o perché quando vengono ferite, il vestitino già di per sé striminzito si strappa ulteriormente, dando un effetto erotico vedo- non vedo?
No, beh tutte queste domande rivolte a voi per attirare l'attenzione proprio sui personaggi femminili del Mortal Kombat...Cioè in quale mondo tu, personaggio femmina, anche abbastanza forte, che sia umana o meno, dalla parte delle tenebre o della luce, debba presentarti a un torneo di combattimento vestita da odalisca, con gonnellino e stivaloni da cow girl?
Qui è palese che i creatori del videogioco siano uomini e mi sa anche un po' frustrati. Ovviamente ci sono anche un sacco di pregi eh in questo videogioco, non mi fraintendete, io non lo boicotto solo perché la figura della donna viene ridicolizzata, perché effettivamente tutti i personaggi hanno un proprio stile di combattimento e sono tutti parecchio forti, se sai usarli. Non è questo su cui sto sindacando, ma sul fatto che le donne hanno tutte un caratteraccio e un vestito molto piccolo. Tutte hanno un corpo perfetto e sono tutte (o quasi!) delle grandissime gnocche.
Una cosa bellissima di questo videogioco è che quando saccagni (voce del verbo saccagnare) come non mai, compaiono delle ferite sui personaggi; insomma ci sono dei bei dettagli, ma badate bene, solo alle femminucce si strappa il vestitino lasciando brandelli che a malapena coprono le pudenda e i capezzoli. Gli uomini invece sono sì sfigurati tanto quanto le donne, ma il loro costume, a parte qualche schizzo di sangue (proprio o altrui) sembra appena stato messo nel cassetto dopo una passata di ferro da stiro. Eh no, perché l'effetto vedo- non vedo con i personaggi maschili non si può fare, le balle o le vedi o non le vedi e per quanto riguarda il petto, a quanto pare il buonsenso non prevede che le tette degli uomini siano scabrose quindi alcuni personaggi considerati di per sé ridicoli (vedi Johnny Cage) combattono direttamente a petto nudo. Ok, ora ci sono tutte delle questioni filosofico-religiose che non ho voglia di andare a toccare in questa sede che riguardano la simbologia del seno, ma è innegabile che sia leggermente sessista la sistemazione dei personaggi.
Non mi piace questa cosa, devi picchiare e fare fuori l'altro, le donne non possono farlo in tuta? L'unica coi pantaloni è una militare che OVVIAMENTE va in giro con la pancia scoperta, perché è pieno così di donne in guerra che mostrano il piercing all'ombelico. Senza parlare del bustino che oltre ad essere corto è pure stretto! Il seno sta esplodendo in quella cosa di pelle! Mi sa che ha sbagliato il lavaggio in lavatrice. Insomma, gli uomini coi vestiti sempre stirati, le donne con i corpetti ristretti... alla fine della fiera è tutta colpa della lavanderia!

Notate bene, non sto affatto denigrando il videogioco, è favoloso, pieno di cose abbastanza innovative e molto ben fatto. Ma diamine, disegnate un personaggio che combatte in pigiama, siamo stufe di impersonificare personaggi così ben costruiti quando stiamo in mutande con panzone di fuori, sbracati/e sul divano! Oppure fate come the sims, fatelo costruire ai giocatori, il personaggio. Ovviamente non mettete troppi dettagli, perché si sa, chi gioca a Mortal Kombat vuole menare, non fare la manicure e la ceretta a un personaggio (maschile o femminile che sia) oh, io la butto lì.
Comunque boh, beccatevi un po' di topolone del videogioco, vi prego di notare gli stivali!


AAAAAAAAH LEI NO!! Avete presente prima, quando ho scritto che erano tutte gnocche e ho messo tra parentesi (o quasi) ? Beh quel (o quasi) era riferito alla povera Sheeva!
Sciao beli!

mercoledì 10 maggio 2017

Cucina con Alice- La torta soffice al limone

Cucina con Alice- La torta soffice al limone

Ieri ho preparato per la prima volta una torta soffice al limone, guardando (e modificando leggermente, per questione di mancanza di ingredienti) la ricetta di un sito che ora non riesco più a trovare. Avevo proprio voglia di una torta morbida ma con il gusto fresco e questa è stata davvero un successone: l'abbiamo provata in quattro e tutti eravamo molto contenti, quindi fidatevi!

Ingredienti:

  • tre uova
  • 140 gr di zucchero
  • 100 gr di burro
  • 200 gr di farina
  • una bustina di lievito
  • un limone grosso
  • un cucchiaio di latte
Dunque, per prima cosa prendete le uova e dividete gli albumi dai tuorli. Sbattete con una frusta questi ultimi insieme allo zucchero, finché non si forma un impasto omogeneo. Ora lavate il limone, grattugiate la sua scorza e poi spremetelo e mettete sia il succo che la buccia nella ciotola con uova e zucchero. Intanto sciogliete il burro e amalgamate tutto il composto per bene. Successivamente bisogna setacciare la farina e aggiungerla col lievito a poco a poco, mentre si mescola tutto con le fruste, in modo che non si formino i grumi. Questo è il momento di mettere il cucchiaio di latte; non è necessario, ma se vedete che l'impasto è troppo denso, allora mettetelo. Io aggiungo sempre un pochino di latte a praticamente ogni dolce! 
A parte, sbattete gli albumi e montateli, non preoccupatevi se non montano, magari le uova non sono molto fredde, ma non è necessario; sbatterle vigorosamente per cinque minuti sarà in ogni caso sufficiente. Questa è l'ultima cosa che aggiungerete alla torta, prima di metterla in una tortiera (io ho dovuto usare la più piccola che avevo, regolatevi voi) foderata di carta forno. A proposito di forno: deve essere preriscaldato a 180 gradi e la torta vi deve cuocere per circa 30 minuti, fate sempre la prova dello stuzzicadenti che è infallibile. 
Una cosa che ho apprezzato molto di questa torta è che mentre la cuoci si sente odore di torta margherita, quella della nonna, ma quando la tagli sprigiona un odore di limone davvero piacevole, e per niente pesante...una delizia insomma! 
Questo è quello che è rimasto dopo nemmeno 24 ore che l'ho preparata e dopo essere passata da quattro fauci diverse

Quello è un piattino da tè!! Che dite, è piaciuta?!?




domenica 7 maggio 2017

Giorno 49- Book challenge 2017: punto della situazione

Book challenge 2017: punto della situazione

Avete mai fatto una book challenge? Come dice il nome è una sfida che ci si propone contro se stessi: sta nel segnare dall'inizio dell'anno fino alla fine tutti i libri letti, per capire il proprio andamento da lettore: sei un lettore forte o un lettore scarso? 
Io lo faccio dal 2015 e devo dire che è una bella sfida e mi aiuta anche a tenere sotto controllo la mia media di romanzi. Il mio obiettivo è arrivare a leggere almeno un libro al mese. 
Le regole che mi sono posta e che potrete tenere in considerazione, in caso voleste provare sono: 
  1. segnare i libri iniziati a gennaio 2017.
  2.  non si possono segnare i libri iniziati nel 2016 e finiti nel 2017, ma si possono considerare quelli iniziati a dicembre 2017 o viceversa. Questo vuol dire che se segnate il libro del 2016 non terminato, non segnerete l'ipotetico libro non terminato nel 2017
  3. valgono come libri tutti i romanzi, che li abbia scelti tu o che ti siano stati  dati dall'università
  4. non valgono i testi critici o i saggi che bisogna studiare per l'università
  5. possono essere segnati saggi o testi critici scelti di propria volontà.
Ovviamente se non rispettassi il punto 4, la lista sarebbe ben più lunga. Ma questa è una sfida di piacere, non di dovere!
Oggi vorrei fare con voi il punto della situazione sui libri che ho messo nella mia book challenge 2017 sino ad oggi. Come vedrete, io metto il titolo del libro, il suo autore e un voto  da 1 a 10, in base a quanto l'ho apprezzato. Aggiungerò anche un mio commento inedito così che possiate prendere spunto nel caso non aveste ispirazione su cosa leggere.
Iniziamo:
  1. I sonnambuli di P. Grossman voto 7+  La storia di un detective ebreo che nella Germania dei primi anni '30 del secolo scorso, cerca di risolvere una serie di delitti misteriosi, scoprendo poi che è tutto molto più grosso di quante pensasse. Affascinante e abbastanza scorrevole, un po' deludente il finale, ma  (per motivi storici, e questo lo apprezzo) inevitabile
  2. L'ombra di Edgar di M. Pearl voto 6.5 Tutto inizia il giorno del funerale di E. A. Poe. Un giovane avvocato, appassionato dei racconti dello scrittore, indaga sulle dinamiche della morte di Poe, facendo incontri avventurosi e pericolosi. Bello fino all'ultima parte del libro, dove diventa un'epica e squallida americanata, in cui gente vola facendo tripli carpiati da carrozze ecc.
  3. I peccati delle donne nel Medioevo di G. Duby  voto 7.5 Saggio molto appassionante e per nulla noioso sulle donne medievali e la loro sessualità, tra tabù e credenze varie. Molto interessante, fa venire voglia di leggere altri libri sull'argomento.
  4. Sulla pelle viva di T. Merlin voto 8  Come spiegato nel post del giorno 47 , è un'inchiesta interessante sul disastro del Vajont
  5. Suburra di Bonini e De Cataldo voto 9 Libro romanzato su Mafia Capitale, il buon De Cataldo non si smentisce mai! Non fatevi fregare dal film su Netflix, è completamente diverso e molto, ma molto più appassionante e ricco. Speriamo nella serie tv che dovrebbe uscire su Netflix entro la fine dell'anno
Al momento sto leggendo due romanzi, entrambi richiesti dall'università: uno in italiano Un amore di Swann di Proust e un altro in inglese A passage to India di Foster. I titoli sembrano noiosi, ma in realtà hanno un che di affascinante, mi ci sono appassionata!

Libro consigliato! La notte ha cambiato rumore di M. Dueñas; racconta della vita avventurosa di una giovanissima sarta spagnola che nel 1936 per scelte sbagliate, si ritrova a vivere a Tetuan, in Marocco, dove apre una sartoria molto rinomata, da cui passano personaggi molto importanti e realmente vissuti. Questo libro l'ho trovato scartabellando in biblioteca e mi è piaciuto sin dalla copertina! Sì, quando si parla di libri per me l'abito fa il monaco. Lo rileggerei volentieri, fa sognare  posti lontani,  palme e  gioia.

Grazie per aver seguito il mio punto della situazione con la book challenge, spero di avervi acceso un po' di curiosità per questo sport da pigiamara, gattara e topo di biblioteca quale sono! Per la cronaca, tra domani e dopodomani, mi arriveranno gli occhiali da lettura...non è che ho preso troppo sul serio questa sfida?!?

Ps scrivete un commento se avete dei bei libri da consigliarmi, ma sappiate che per le prossime sei settimane dovrò leggere otto romanzi per l'università, quindi non avrò tempo per altro. Fatemi gli auguri!

domenica 30 aprile 2017

Giorno 48- Road trip sulle Dolomiti. Seconda puntata

Road trip sulle Dolomiti. Seconda puntata



Parte VI- La lunga notte 
Come vi ho già detto, il campeggio era a pochissimi passi da un bosco. Vi lascio immaginare il mio terrore, quando, con il calare della notte, il bosco ha preso vita e un sacco di rumori nuovi (per lo più bestie selvatiche) si susseguivano, facendomi sussultare. Abbiamo sentito un cinghiale, una presunta volpe e un presunto tasso o una faina, non lo so! Comunque era raccapricciante! Sembrava un bambino che non sa se gridare disperato o ridere e quindi fa entrambe le cose! Vi metto qui il video con un verso molto simile a quello sentito.



Per di più, la temperatura si è abbassata vertiginosamente, arrivando alla soglia dello zero, cosa per cui noi non eravamo affatto attrezzati. Riepilogo della notte: freddo+ versi inquietanti+ scomodità= due ore scarse di sonno .

Parte VII- Il caffè
Alle 6.54 di mattina ci siamo svegliati, entrambi con una faccia orribile. Io, mi conoscete miei cari lettori, non sono un'appassionata di caffè, ma quella mattina, dopo la nottataccia (che pare solo Cora, il lupo delle montagne, si sia goduta) ho sentito il bisogno di qualcosa di estremamente caldo e rinvigorente. Obbligo Demmy e il cane a saltare in auto e ad andare in cerca di un bar, che ovviamente lì, in mezzo allo sperduto nulla desertico altoatesino non è stato affatto facile trovare: "andiamo in giù o in su? io andrei in su" mi dice Demmy. "Ma secondo te in su cosa ci sarà mai, quattro vacche e il passo di montagna, andiamo in giù!". Dopo un buon quarto d'ora di auto verso la valle, in cui trovavamo radi bar chiusi, io per la disperazione chiedo a Demmy di andare in su e indovinate un po'? A cinque minuti verso l'alto, proprio vicino al passo di montagna che porta all'Austria, c'è un grazioso Hotel con bar aperto. Ovviamente mi sono mangiata la lingua per aver scanzonato la scelta, non così stupida col senno di poi, di Demmy di salire invece che scendere (ma questo non glielo diciamo, facciamo finta di niente!)
Insomma dopo una caffè lungo, trasformato in caffellatte perché era davvero troppo forte, io mi sento rinvigorita! Scendiamo al campeggio e ci diamo una lavata generale. Il sole inizia ad avvicinarsi alla nostra tenda e un bel tepore ci permette addirittura di togliere le due paia di calze e i pantaloni termici che piano piano avevamo indossato la notte, mano a mano che la temperatura scendeva.

Parte VIII- Il campeggio di lusso
Dopo aver passeggiato un pochino e giocato a lanciarci la palla nel prato vuoto del campeggio, mettiamo sotto i denti qualcosa, smontiamo la tenda e ci rimettiamo in auto, alla volta di un campeggio consigliatoci dalla signora dell'altro campeggio (lei sì che sa tirare acqua al suo mulino!!). Dopo quasi un'ora di auto, arriviamo in quello che possiamo benissimo nominare resort, in mezzo al verde, con recinzioni, spa, piscina coperta, pista sciistica, una reception da urlo e totem in pietra. Insomma un posto extra lusso! Questo vi può far capire cosa intendevamo noi con Sposta-poveri, riferendoci alla Seicento!

Parte IX- Il Colle delle Streghe
Dopo questa breve gita solo per annusare gli alloggi dei ricchi, iniziamo a dirigerci verso casa, ovviamente cercando di usare il meno possibile le autostrade, per mantenere la nostra Road Trip una road trip che si rispetti, con quel tono avventuroso. Purtroppo le ore di sonno concesseci non sono state abbastanza per arrivare fino a Trieste con strade secondarie, quindi una ventina di km prima di Udine ci siamo trovati costretti a prendere la via del casello, in modo da arrivare prima a casa.
Ad ogni modo, prima di questo ci siamo trovati sperduti tra i monti bellunesi e siamo arrivati in un paesino di nome Sappada in cui abbiamo trovato una riserva naturale con un torrente bellissimo, in cui ci siamo fermati per un'ultima passeggiata rilassante nel verde. Questo posto è chiamato Colle delle Streghe e come alcuni di voi sapranno, quando leggo la parola "streghe" la mia curiosità prende il sopravvento e inizio a fare ricerche; però purtroppo non sono riuscita a trovare nulla riguardo l'origine del nome, se qualcuno ne sapesse qualcosa scrivetemi! Comunque lì abbiamo fatto una passeggiata molto bella, abbiamo visto un rospo e io ho raccolto un sacco di fiorellini con cui ho fatto un mazzo che ho messo a essiccare e ancora non ho visto il risultato. Il mazzolino è quello nella foto all'inizio del post!
ed ecco qui, Demmy laggiù, quel puntino vicino all'acqua e Cora, sempre vigile vicino a me
Epilogo- E Malombra?
Vi starete chiedendo il nostro micio che fine abbia fatto. Beh, siamo rimasti fuori casa in tutto 27 ore...le abbiamo lasciato tanto cibo, tanta acqua e la lettiera pulita. Il problema è che è stata la sua prima notte da sola e la cosa deve averla un po' scossa, perché appena siamo tornati a casa (verso le sette di sera di domenica) non mollava più né me, né Demmy e nemmeno Cora! Ci seguiva tutta emozionata e a me ha pure svegliata mentre cercavo (cercavo, sia ben chiaro) di fare un sonnellino ristoratore.


Insomma, che dire. Ecco il nostro mini-viaggio all'insegna del verde e dell'ignoto.  Credo sia stata un'esperienza davvero molto bella e ora che siamo poco più attrezzati per le fredde e inospitali notti altoatesine, vi dico che lo rifarei molto, ma molto volentieri. Però la prossima volta voglio arrivare fino a Bolzano! Vi farò sapere.... à bien tôt!

se ti sei perso la prima puntata clicca qui!


giovedì 20 aprile 2017

Giorno 47- Road trip sulle Dolomiti. Prima puntata

Road trip sulle Dolomiti. Prima puntata


Introduzione- L'equipaggiamento
Qualche sabato fa, io e Demmy abbiamo deciso che era ora di iniziare la stagione del campeggio e quindi abbiamo deciso di partire per una road trip, all'insegna dell'improvvisazione. Abbiamo riempito l'auto di un arsenale di guerra composto da:
  • tenda e due sacchi a pelo
  • cibo
  • tanto cibo
  • altro cibo
  • una tanica di acqua
  • due coltelli in caso di emergenza
  • caricabatterie da viaggio
  • un libro
  • calzettoni e pantaloni termici
  • carte da gioco
  • due quaderni per scriverci le nostre memorie, in caso di morte per assideramento o per incontro ravvicinato con bestie selvatiche poco amichevoli
  • Cora (nel bagagliaio!)
Parte I- La partenza
Eccoci pronti, tutti nella mia macchinina carica come un mulo; noi più carichi di lei. Destinazione provvisoria sul navigatore: Cortina d'Ampezzo. Imbocchiamo l'autostrada, sotto a un sole cocente che ci bruciava le gambe sotto i jeans, in direzione Venezia. Prendiamo lo svincolo per Belluno e poi imbocchiamo la statale.

Parte II- Il Vajont
Qui iniziamo a leggere nomi di paesini non nuovi, finché ci accorgiamo con grande emozione da parte mia di essere a Longarone, proprio il paese raso al suolo dal crollo del monte Toc, nel lontano (ma non troppo) 1963 (non ne sai nulla? leggi qui). Guarda caso solo pochi giorni prima avevo finito il libro della giornalista Tina Merlin, in cui racconta per filo e per segno la nascita della diga, con i vari progetti e raggiri, il giorno della catastrofe e persino gli anni successivi nei paesini di quella valle. Si intitola "Sulla pelle viva", è molto bello, ve lo consiglio.
 Ad ogni modo, vedo un cartello per il cimitero monumentale delle vittime del disastro e quindi chiedo a Demmy una breve tappa, per andare a visitarlo. Sfortunatamente la piccola sala adiacente, adibita a museo era inspiegabilmente chiusa (nonostante fossimo in pieno orario e giorno di apertura), ma abbiamo comunque passeggiato tra le lapidi, sotto alla maggior parte delle quali probabilmente non c'è nessuno da piangere.

Risaliti in macchina iniziamo a interrogarci su quale fosse il monte Toc, sospettando una delle tante montagne che circondano la valle, finché subito dopo una curva, lì, immensa e terribile la diga si stagliava in tutta la sua maestosità. E sì, avevamo indovinato quale fosse il monte marcio: non era difficile d'altronde, c'era una gigantesca scalfittura sulla sua parete. 

Parte III- Cortina da un bel Pezzo!
Ok, bella sosta, ma ora non ci si ferma più fino a Cortina. Sì però a Cortina ci fermiamo e ci beviamo qualcosa, arriveremo giusto per l'ora dell'aperitivo, fammi sentire ricca e bere insieme alla gente perbene che viene a farsi un weekend trendy!
Eccola qui Cortina. Bellina, caratteristica, ma per ricchi: qui iniziamo a fissarci su una cosa che non ci mollerà fino alla fine della nostra road trip. Ma qui girano tutti con BMW, Mercedes e altre auto costose...noi siamo in giro con una Sposta-poveri!!
Va beh, ma il pensiero di una bella birra fresca (dato il caldo) non mi molla, ma Demmy inizia a girare tutta Cortina, finché non si allontana dal centro. Dopo mezz'ora in cui cerchiamo di ritornare verso la civiltà, decidiamo di arrenderci e di proseguire senza l'aperitivo.

Parte IV- Birra!
Saliamo sempre più su, il sole inizia a calare, ma tutto sommato è ancora alto in cielo. Ma a noi non interessa molto perché non abbiamo fretta: non abbiamo mica una meta! 
Vi confesso che volevo scrivere questo post mettendovi gli orari delle varie tappe nei titoli, ma mi sono accorta che non ho guardato così spesso l'orologio, perché quando non ti importa di arrivare, non ti interessa nemmeno l'ora.
Insomma, arriviamo a un rifugio e finalmente posso gustare la mia birra fresca, anche se ora inizia a fare un po' freschetto. Secondo i calcoli di Demmy dovremmo essere quasi in Trentino, regione più vicina in cui è consentito il bivacco, quindi nostra tappa finale per la sosta notturna. Eggiusto, ho dimenticato di dirvi che noi, non avendo una meta, non sapevamo nemmeno dove accamparci per la notte, però ci eravamo informati sulla legalità della cosa. Abbiamo scoperto che il campeggio libero è vietato in Friuli e Veneto, mentre in Trentino è consentito in specifiche aree di sosta il bivacco, cioè l'accampamento per un massimo di 24 ore: giusto giusto per noi.

Parte V- La ricerca di un angolino per la notte
Arrivati in Trentino, iniziamo a guardarci intorno non solo per i paesaggi mozzafiato come avevamo fatto fino a quel momento, ma anche per trovare un posto dove montare la nostra regale reggia, talmente piccola che a Demmy spuntavano fuori i piedi se stava ben disteso.
Demmy si fissa di voler dormire vicino a un passo di montagna, ma finalmente (dopo varie peripezie) vediamo un minuscolo campeggio, alle pendici di un bosco, senza alcuna recinzione e con pochissima gente. Qui paghiamo per una notte una cifra minuscola, facciamo una passeggiata di ricognizione, in cui ci imbattiamo in una festicciola di paese in onore dei pompieri (che costituiscono praticamente un terzo degli abitanti, non perché tutti fanno quel mestiere, ma perché poche, pochissime persone- tutti con BMW, Mercedes ecc- abitano lì!!) mangiamo qualcosina in tenda e ci prepariamo per dormire.



Volete sapere come abbiamo passato la notte, cosa abbiamo visto e cosa è il Colle delle Streghe? Restate sintonizzati per la prossima puntata!
TO BE CONTINUED...  clicca qui per la seconda puntata!







sabato 1 aprile 2017

Cucina con Alice- Pennette con crema di melanzane

Pennette con crema di melanzane

Per continuare la serie "Brutti ma Buoni", vi presento questo primo piatto facile, veloce e fresco, ideale per le giornate primaverili.


Ingredienti per 2 persone:
  • melanzana, mezza
  • uno spicchio di aglio
  • olio q. b.
  • sale e pepe q.b. 
  • pennette 160 grammi
Prendete la melanzana e tagliate a tocchi grossi, schiacciati uno spicchio di aglio e mettete tutto in una vaporiera. Laciate cuocere per circa10 minuti, o fino a che la melanzana non diventa molle. Dovete controllare con la forchetta, perché spesso le verdure al vapore non cambiano colore, sembrano crude e invece poi si spappolano. Intanto cuocete la pasta e una volta scolata, frullate la melanzana, l'aglio con un po' di olio a crudo, sale e pepe e, se volete, del parmigiano grattugiato.
Si verrà a formare una cremina viola/ nero, che metterete sulla pasta et voilà! 
Tempo di preparazione della pietanza dei re: mezz'ora se siete lenti!
Buon appetito

TIP DI ALICE: Se volete aggiungere un po' di croccantezza potete mettere a rosolare in una padella delle striscione di prosciutto cotto e aggiungerle al piatto. A me il prosciutto cotto non fa in tempo a finire in padella, viene divorato prima!

venerdì 17 marzo 2017

Cucina con Alice- Zucchine e melanzane al forno

Zucchine e melanzane al forno

Dunque, questo è un contorno molto semplice, ma anche banale. Il punto è che ciò che nasce per pigrizia e poi è buono, merita di essere nominato.
Serve essenzialmente quando siete in pigiama e non avete voglia di cucinare, ma al contempo il vostro corpo vi sussurra dal profondo: "Mangia le verdure, mangiale!".
Accontentate sia le vostre chiappe pigre che l'organismo con questa banale prelibatezza!

Ingredienti:

  • Una zucchina
  • Mezza melanzana
  • olio (una tazzina)
  • uno spicchio di aglio
  • sale e pepe q. b. 
  • un ciuffetto piccolo di prezzemolo

Lavate melanzana e zucchina, tagliate la prima a rondelle e la seconda a metà, poi tagliatela a fette sottili per il lungo. Nel frattempo accendete il forno a 200 gradi e preparate il pinzimonio:
tritate lo spicchio d'aglio, il prezzemolo (io ho il mio, fresco fresco, seminato l'anno scorso! Adesso è tantissimo e ha un profumo delizioso!) e mettetelo nella tazzina di olio con sale e pepe. 
Mettete nel forno zucchine e melanzane e fatele cuocere per 7 minuti circa.
Ora toglietele dal forno e con un cucchiaino mettere un poco di pinzimonio su ogni fetta e "massaggiate" col fondo del cucchiaino, in modo che l'olio aromatizzato si cosparga su tutta la superficie della verdura.
Rimettete il forno per altri dieci minuti circa. Ed ecco, le vostre verdure sono pronte da mangiare!
Questo è il mio risultato, un po' bruttino, ma sapete che non è il mio forte l'estetica nel piatto:



Ovviamente fatemi sapere immediatamente se avete delle buone ricette che potrei provare. Tranquilli, non mi prenderò la gloria da sola, sarete nominati sotto alla vostra ricetta e taggati su Facebook! Buon appetito!


NB I tempi di cottura sono sempre soggettivi, di conseguenza guardate sempre cosa sta succedendo, se prendono colore (non nero eh, sul giallognolo!) prima del tempo indicato non esitate a toglierle prima.



mercoledì 15 marzo 2017

Giorno 46- Il lavoro utopico

Il lavoro utopico

Oggi vorrei fare una riflessione sulla vita quotidiana.
Vi chiedo scusa se non sarà uno di quesi post divertenti che solitamente si trovano su questo blog, ma ogni tanto anche io sono seria (molto raramente, a dire il vero).
Ieri ho fatto una sostituzione in segreteria a scuola. Un lavoro abbastanza impegnativo in cui devi ricordarti un sacco di cose e risolvere piccoli problemi che non sono indifferenti. Insomma ho lavorato otto ore, in tutto sono rimasta nove ore fuori casa e intanto che ero in ufficio pensavo: "Praticamente la mia giornata la sto passando qui: fuori c'è il sole, Cora è a casa ad aspettarmi, così come i libri, i videogiochi, Malombra. E io sono qui... ma perché poi?"
E da qui è partito tutto. Il mio lavoro è part time: lavoro al massimo cinque ore al giorno e poi dedico il resto della giornata agli altri impegni e alle mie passioni. Penso che se lavorassi otto ore al giorno non avrei nemmeno la voglia di portare a spasso il cane e occuparmi di lei e del gatto con impegno.
Poi sono passata al generale; in pratica ho pensato che se fai un lavoro part time non guadagni tanto, perché se vuoi guadagnare devi lavorare a tempo pieno, ma questo implica che non hai tempo per goderti la giornata.
Sarebbe fantastico (e, me ne rendo conto, anche un po' utopico) se si potesse lavorare quelle cinque ore al giorno (ma che siano cinque tutti i giorni!), anche per 6 giorni a settimana e guadagnare tanto. Che poi io non sono una che ha bisogno di tanti soldi,  una volta che ho pagato bollette, affitto e cibo, vorrei che mi restasse qualche soldino da mettere da parte e degli spiccioli per dei vizietti.
 La vita sarebbe molto più semplice; è vero che si devono fare dei sacrifici, ma non si può sacrificare la propria giornata, i propri hobby, il proprio benessere e votarsi completamente a un lavoro. Io mi ritengo anche molto fortunata perché, oltre a lavorare part-time, faccio anche il lavoro che desidero e che mi piace molto. Certo, i soldi sono pochi, ma se eliminiamo la parte economica io mi sento bene e soddisfatta della mia vita: ho un tetto sulla testa, cibo in frigorifero, una famiglia che amo e mi ama, libri, computer e videogiochi, sto studiando e mi piace farlo, ho un lavoro meraviglioso e ho anche tempo da dedicare a me stessa.
Ma cavolo...io ho tutto! Di cosa mi lamento? (Certo qualche soldino in più non mi farebbe schifo, ma l'ho detto prima, è un circolo vizioso!).
Devo ammettere che senza Demmy non avrei tutto quanto, un po' perché due stipendi sono meglio di uno e un po' perché io, pur di non spendere, mi convinco che niente sia assolutamente utile, al di fuori del cibo e della carta igienica! Se non ci fosse lui che esce di casa e torna con ciò che vorrei- ma non compro mai- sotto braccio, a questo punto vivrei con un materasso, un frigo, un bagno (con tanta carta igienica!), qualche libro rigorosamente regalato e una lampadina.
Beh insomma, sono povera ma felice!
Come se non bastasse la settimana prossima è il mio compleanno, di conseguenza se volete fare una donazione a questa povera (ma felice!) creatura, in soldi o in regali, siete i benvenuti e sapete dove abito!


APPELLO URGENTE! Qui io non ho ancora ricevuto le mie babbucce a forma di unicorno, nonostante le richieda da mesi ;)



venerdì 24 febbraio 2017

Giorno 45- Sugo o son desto?

Sugo o son desto?

Giorgio Belli aveva 43 anni, un lavoro, una casetta in centro, un gatto. Andava a trovare i suoi genitori tutte le domeniche e pranzava da loro; per l'occasione sua madre preparava sempre ravioli in brodo di gallina, poi si beveva un caffè e si andava sul divano a guardare la TV. Ogni due giorni Giorgio faceva jogging e il sabato partecipava anche a un corso di yoga. Questa vita era costante, tranquilla e andava avanti così da quasi 12 anni. Una vita normale, insomma. Forse un po' monotona, ma nessuno da fuori avrebbe detto che in lui qualcosa non andava. Eppure...qualcosa dalla sua nascita era andata storta. Era sempre stato un bimbo tranquillo, dedito allo studio e ubbidiente; amava andare per musei, leggere e cucinare, tanto che la sua mamma gli aveva insegnato un sacco di ricette sin dall'infanzia e si vedeva subito che il piccolo Giorgino aveva talento per quelle cose, anzi un vero e proprio dono. Tutto però cessò con l'insorgere della sua malattia. Il suo non era un problema grave, fortunatamente. Riguardava una lieve forma di narcolessia, che avveniva solamente quando una parola, una sola, banale parola veniva pronunciata: "Sugo". Ogni volta che sentiva o leggeva la parola "Sugo" e tutti i suoi vezzeggiativi o diminutivi, Giorgio si addormentava per trenta secondi, provocando non poco imbarazzo e, talvolta anche del panico.
Ora, quel termine, quello con la S che eviteremo di nominare troppe volte, dal momento che il nostro Giorgio starà leggendo, era stato pronunciato una domenica come tante (giorno per eccellenza delle polpette in casa Belli) e il piccolo Giorgino si era addormentato con in mano un mestolo. La cosa non era mai successa e aveva allarmato tutta la famiglia. Non si è mai capito come questa parola che il bambino aveva sentito tante volte potesse essere la causa di un tale malessere. Eppure così era e da quel giorno tutto cambiò. La sua mamma aveva sostituito le polpette domenicali, quelle con tanto s..., con i ravioli in brodo e tutta la passione per la cucina, per le polpette con tanto, tantissimo s... svanì in un breve momento di sonno.
Ad ogni modo, quel giorno di ottobre Giorgio si svegliò alle 7.12, non un minuto di più, non uno di meno, è iniziò a chiedersi cosa ne fosse della sua vita: superati i quaranta anni, con un lavoro da contabile e solo un gatto ad attenderlo a casa la sera, dopo una stressante e frustrante giornata di lavoro. Odiava quello studio. Tutti lo canzonavano per i suoi occhialini, piccoli piccoli ma altrettanto spessi; si alzava la mattina con l'unico scopo di andare a dormire la sera.
Ma era ora di cambiare!
No, non sarebbe andato in ufficio quel giorno, avrebbe dedicato una giornata tutta a se stesso. Prima di tutto una bella colazione con uova e bacon, poi un po' di zapping, shopping e jogging. Forse meglio un buon libro. E poi...all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, a Giorgio venne una irrefrenabile voglia di cucinare: arrosti, verdure, SUGHI! Già, i sughi, sughetti e sugagnoli...quella parola gli impediva di fare una delle cose che aveva sempre amato.
"Ma che importa!", si disse, "oggi niente mi fermerà, a costo di addormentarmi mentre leggo qualche ricetta!", chiamò i suoi genitori e i suoi due unici amici per invitarli a cena e cucinò tutto il pomeriggio; leggeva e sfogliava ricette, ovviamente si addormentava quando vedeva frasi del tipo: "non fate asciugare troppo il sugo delle cozze", oppure "prendete il sughetto rilasciato dall'arrosto e intingetevi le patate al forno"e così via, ma lui non si arrendeva. Una volta, dopo i trenta secondi di incoscienza, si ritrovò la faccia completamente immersa in una ciotola piena di macinato di carne e un'altra ancora il gatto, sul tavolo, che banchettava con una coscia striminzita del tacchino. Alle sette in punto tutto era pronto: una tavola imbandita, che nemmeno la sua mamma durante le festività natalizie più fastose sarebbe riuscita a emulare, piena di pietanze, dal soufflé al tacchino, dagli spaghetti allo scoglio alla torta di zucca. Ma una portata era speciale e lui ne andava fiero; erano le mitiche polpette al sugo, vanto di casa Belli da tre generazioni. Quando gli ospiti arrivarono, lo stupore si impadronì subito di loro, allorché videro quel meraviglioso banchetto. Mamma Pina e papà Ezio ebbero un sussulto: "Chi ha fatto tutto questo?" chiese la buona Pina, con le lacrime agli occhi...la risposta già la conosceva. Ma voleva sentire suo figlio, il suo Giorgino mani-di-chef (come usava chiamarlo quando era piccolo) che diceva con orgoglio: "Io, mamma! E ascoltatemi tutti. Sono stanco di fare ciò che non voglio solo per paura di non essere all'altezza dei miei sogni. Io voglio essere felice. E se per essere felice dovrò perdere un po' della mia vita a trenta secondi alla volta, beh è quello che farò. Mamma, papà, amici miei, Geronzio (il suo gatto. Sì lo so, era un bel po' strano Giorgio, parlava molto spesso al suo gatto!) io continuerò a lavorare sodo, racimolerò tutti i soldi necessari, seguirò un corso di cucina, prenderò ogni attestato richiesto e poi aprirò un'osteria tutta mia e voi sarete miei ospiti a vita!" Tutti in un primo momento furono sconcertati da quella affermazione, ma la convinzione e la determinazione negli occhi di Giorgio erano tanto grandi, che nessuno ebbe il minimo dubbio: era un'idea favolosa!

Ed ecco qui, la storia di Giorgio Belli, uno che la mattina si svegliava triste, che un giorno decise che qualcosa doveva cambiare e che dalla mattina successiva si sarebbe svegliato con uno scopo che lo avrebbero spinto a continuare, per costruire da zero una bellissima osteria, il suo sogno di una vita. Eccolo Giorgio, che non si è preoccupato delle sue debolezze, ma ha puntato tutto sulle sue forze e i suoi talenti. Ed ecco anche la sua osteria: "Il gatto Geronzio" in via XXX a Spaciuzzi (paesino di pochissimi abitanti in provincia di Milano!), andateci se vi va. Ma mi raccomando, non pronunciate la parola "sugo" davanti allo chef!

venerdì 10 febbraio 2017

Giorno 44- critica più o meno costruttiva sulle youtuber

Critica più o meno costruttiva sulle youtuber

Avete mai visto una morning routine su YouTube? Ce ne sono di tutti i tipi, invernali, estive, del ritorno a scuola, della palestra. Essenzialmente ci sono delle ragazzine che ti fanno vedere in circa 7 minuti in media, quello che fanno da quando si alzano a quando vanno a scuola/ a "lavorare". Metto le virgolette al termine lavorare perché loro sono youtuber, quella è la loro professione, ma io mi rifiuto di definirla tale, nonostante vengano pagate fior di quattrini per farlo.
Forse voi cari e perspicaci lettori vi sarete accorti che questo è un post di critica nei loro confronti e, se mi permettete andrò per punti, per definire al meglio quello che non mi piace ma che al contempo mi affascina di queste ragazze.
Punto primo: fanno vedere la loro vita da più inquadrature e non solo in senso metaforico! Non è una cosa che si può sentire autentica, a mio avviso, se usi ventisette telecamere che riprendono da numerose angolazioni te che fingi di dormire, truccata e pettinata nel tuo letto ordinato e senza alcuna piega. Vorrei farvi notare che una di queste si è "svegliata" con le ciglia finte! Allora, se stai usando le ciglia finte perché vuoi farti gnocca nei video, risulti falsa chiamando tale video morning routine. Se invece vai davvero a letto con quei ventagli attaccati alle palpebre sei ancora più capra e non mi stupirei se un giorno ti ritrovassi gli occhi vicino a te sul cuscino, che ti guardano tipo Santa Lucia.
In secondo luogo, mi rifiuto di pensare che voi ogni mattina facciate crostate di frutta e smoothies e poi andiate in palestra; qui le cose sono due o voi vi svegliate sempre quando cavolo vi pare, perché essendo youtuber non ve ne frega niente di arrivare puntuali sul luogo di lavoro, oppure siete delle wonder women che la mattina hanno una energia che raramente è riscontrabile negli esseri umani, quelli reali dico.
Punto terzo: questa è una cosa un po' banale, ma domandare è lecito...perché vi lavate i denti prima di fare colazione? Cioè mi spiego meglio, essenzialmente credo di aver capito che lo fate per eliminare la fiatella di morte notturna, ma poi come levate i residui di tutto il cibo che vi mangiate durante le due colazioni?
Che poi, per l'appunto, voi appena sveglie (ma dopo aver lavato i denti, si intende!) vi bevete caffè e vi mangiate una macedonia. Poi andate in palestra e quando tornate vi mangiate smoothies alla frutta e verdura, gallette di riso con burro di arachidi (saluta i risultati ottenuti un'ora prima), uova, pane imburrato e un frutto. E la miseria!! Calcolate che la mia colazione ufficiale, cioè quella che mi deve tenere in vita fino alle 12:30, è latte e Nesquik e un biscotto! No dai, in questi giorni sono brava, riesco ad avere il tempo di mangiare yogurt e muesli!
Ah e poi mi fa ridere perché in quasi tutti i video di morning routine, e credetemi ne ho visti davvero tanti, le ragazze si svegliano e dicono sempre la stessa cosa; in italiano o in inglese, la frase è più o meno questa: "Appena sveglia, prendo il cellulare e controllo tutti i miei social sotto le coperte: Facebook, Instagram che è il mio preferito, Twitter, YouTube e rispondo a tutti i vostri commenti"...siete fatte con lo stampino!
E naturalmente ci sono anche le night routine, ma quelle sono un po' più rare. Mi dispiace che nessuna youtuber legga un libro prima di dormire, dicono che faccia davvero bene perché concilia il sonno, ma a loro non frega niente e di solito si svolge così la loro serata: la youtuber media si lava i denti, si infila il pigiama, si beve il tè o la cioccolata (dopo aver lavato i denti!) e guarda "Facebook, Instagram che è il mio preferito, Twitter e YouTube e rispondo a tutti i vostri commenti". Ah.
Insomma ho questa impressione che la vita delle youtuber non sia così perfetta come vogliono far credere. Volete sentire una vera morning routine? Eccovi accontentati:
La mattina mi sveglio alle 7:40 *io ho il coraggio di dire l'ora in cui mi alzo*, ma quando inizio il lavoro alle 10 il tutto slitta in avanti di un'ora. Mi faccio coccolare da Malombra, che mi salta in testa appena sente la sveglia suonare e intanto mando il buongiorno di rito a mia mamma e mia sorella, cosa che facciamo da quando vivo a Trieste. Poi mi alzo, faccio la pipì *che le ragazze nei video non fanno mai e nemmeno nominano* e mi chiudo in bagno. Qui lavo la faccia *ma non i denti :)*, mi sistemo, mi vesto e mi trucco. Poi esco dal bagno, rifaccio il letto (se non c'è dentro Demmy che dorme, ovviamente), faccio colazione col mio misero latte e nesquik e il biscotto *e se sono in ritardo il latte è freddo, poi non vi dico il male al pancino!*, poi metto le scarpe, pulisco la lettiera del gatto, MI LAVO I DENTI e rifaccio la pipì, preparo la borsa per il lavoro, metto il guinzaglio a Cora e andiamo al parco per circa 30 minuti. Infine, riporto il cane a casa, recupero la borsa del lavoro e mi incammino. Niente workout, niente smoothies e niente commenti a cui rispondere!
Il punto a cui voglio arrivare è: non fidatevi delle youtuber, fidatevi delle blogger!! Ma solo di quelle  che sono blogger a tempo perso, che non si fanno pagare per mantenere il loro blog e che tantomeno dicono di fare la blogger di professione, senza vergognarsi nemmeno un po' per la boiata detta!
Oh, mi sono sfogata e ora forse vi avrò messo un po' di curiosità su queste routine. Andate a vederne qualcuna e poi, se vi va, scrivete un commento raccontando quali differenze riscontrate con la vostra personale battaglia mattutina contro il tempo! Ciaaao!

n.d.a. vorrei precisare che guardo questi video perché mi piace un sacco vedere gli arredi delle case del nord Europa: sembrano i modellini delle stanze dell'Ikea! Le morning routine sono i Vlog (così si chiamano i blog fatti col video) in cui vedi più mobili, perché loro si spostano, negli altri invece le vedi solo che blaterano con una telecamera fissa, quindi non sono tanto interessanti, anche perché dicono sempre le stesse quattro cavolate, sulla moda, sul trucco o su un'altra della loro specie che ha tirato peste e corna contro di loro e a cui devono per forza rispondere ma questo già lo saprete.


venerdì 3 febbraio 2017

Cucina con Alice- Orecchiette con verza al forno

Il buttaverza al forno

Dunque, come al solito premetto che questa non è una ricetta mia, io l'ho solo rivisitata per svariati motivi: 1- non avevo la salsiccia né la fontina, 2- non mi fido ciecamente di un sito che ha come ingrediente per una "ricetta" il preparato per torte. Voglio dire, solo perché ci grattugi dentro una mela ti sembra di aver fatto una cosa di qualità? Va bene avere poco tempo per cucinare, ma metteteci un po' di cuore nelle cose, se non nelle ricette almeno nel blog, non postando baggianate.
La ricetta ha questo titolo solamente perché non vado matta per la verza: bollita non mi piace, il minestrone non mi va, ma se aspetto ancora un po' a cucinarla sarò costretta a buttarla.
Comunque questa è l'originale.
Ora ecco la mia versione, leggermente rivisitata:

INGREDIENTI PER UNA PORZIONE
  • Verza, tre fogliolone pulite
  • cipolla
  • pancetta, mezzo pacchettino 
  • sale e pepe
  • mozzarella per pizza
  • grana grattugiato
  • burro
  • orecchiette, 100 gr

Allora, in una padella mettete abbondante burro a scaldare, poi fate rosolare la cipolla e la pancetta. Quando la pancetta diventa bella colorata, mettete la verza tagliata a listarelle, poi coprite con un coperchio e lasciate cuocere con un po' di acqua, del sale e del pepe. Nel frattempo cuocete le orecchiette; appena le buttate in pentola accendete il forno a 180 gr, poi scolate le orecchiette e passatele in padella con le verze per un minutino. 
Mettete della carta forno in una pirofila (col cavolo che ungo tutta la pirofila per una porzione!!), svuotateci il contenuto della padella, aggiungete dell'altro pepe, la mozzarella per pizza a pezzettini (taaaaaanta!!!!) il grana e dei fiocchettini di burro. Mettete tutto in forno e aspettate cinque minuti o poco più, il tempo che la mozzarella si sciolga e fili. 
Il risultato è questo:
La verza deve essere semicroccante e il formaggio sciolto. Una delizia!
Ora vi saluto. Ovviamente, i commenti sono fatti per criticare e (meglio ancora) apportare modifiche o migliorie costruttive, che fanno sempre bene. A presto!

domenica 29 gennaio 2017

Giorno 43- La (ra)gatta con il cordoncino blu

La (ra)gatta col cordoncino blu

Mi sembra giusto ora, visto che non vi è stata ancora presentata, scrivere un post intero (come ho già fatto con la nostra ormai famosa Cora) sulla mia nuova coinquilina gatta: vi voglio raccontare queste cose per sostenere una tesi che porto avanti ormai da  cinque mesi senza sosta e cioè che i gatti non mi piacciono, ma con Malombra (la mia gatta) è diverso.
Ho sempre creduto che i gatti fossero delle creature furbe e scaltre nonché molto indipendenti...ma con Malombra è diverso.
Ho sempre creduto che i gatti fossero molto fotogenici ed eleganti...ma con Malombra è diverso!
Ho sempre creduto che i gatti fossero meno giocherelloni e disordinati dei cani...ma con Malombra è proprio diverso!!
Iniziamo dal titolo: lei è la mia (ra)gatta con il cordoncino blu, perché qualche giorno fa, dopo tre settimane dalla sterilizzazione, le trovo un filo blu che le esce dal pancino e inizio in panico a chiamare chiunque per chiedere aiuto: Demmy, mia mamma (?! Perché chiami tua mamma, non ti può aiutare, non ne sa nulla di gatti!) e il veterinario in Slovenia per tre volte, le prime due ho ovviamente dimenticato di mettere il prefisso e quindi squillava a vuoto. Seguendo il consiglio di quel santo veterinario che mi ha sentito parlare al telefono col terrore di chi ha in mano una bomba, ho cercato di tirare disgustata questo cordoncino ma, sentendo un blocco nel filo, ho capito che non c'era nient'altro da fare se non tagliarlo a raso pelle...ho guardato Malombra che se ne stava sdraiata a pancia all'aria con aria interrogativa e ho deciso che questo lavoro di alta chirurgia l'avrebbe fatto Demmy...naturalmente c'è chi dice su internet che alcuni gatti, il filo dei punti della sterilizzazione se lo levano da soli se esce. Non la mia.
L'altro ieri poi, apro la finestra, lei corre all'impazzata perché le piace mettersi sul davanzale e curiosare. Io la lascio fare per una decina di minuti, poi il freddo mi obbliga a chiudere tutto, la faccio scendere e mentre lei mi guarda, io serro la finestra. Circa mezz'ora dopo, il gatto ha uno dei suoi momenti di gioco, che si trasforma in tragedia se anche Cora è nel momento gioco, perché iniziano ad inseguirsi a vicenda, facendo rumore e sbavando ovunque. Per fortuna, quel giorno era un momento gioco esclusivo di Malombra; insomma, corre come una ossessa a destra, a sinistra, sul letto, sul divano, salta verso la finestra (non si sa bene perché) e SBABEEEEEMMM, contro il vetro chiuso. Bene.
Solitamente sono i cani che mangiano le scarpe; io ho la gatta che mastica i lacci e se la sgridi lei si ferma, ti guarda e poi riprende a masticare.
E masticasse solo i lacci! L'altro giorno metto in un vaso dei piccoli cactus, insieme ad altre piante grasse, poi esco a passeggiare con Cora, tornando circa un'ora dopo. Appena arrivo in prossimità del vaso, trovo la terra tutta sparsa, le grasse tutte masticate e i cactus? Spariti! Si è mangiata dei CACTUS!!! CACTUS!!!
Non è nemmeno così veloce e cacciatrice come dovrebbe essere: nonostante sia molto snella e agile, la cattura dei moscerini non è il suo forte. Spesso la trovo che guarda la parete gialla, poi parte verso di essa, il moscerino scappa, lei torna al suo posto e fissa un punto del muro per cercare di rilocalizzarlo; ovviamente il povero insettino sta svolazzando beato altrove, solitamente dietro la sua testa. Solo una volta è riuscita a prendere una piccola falena, ma solo perché quest'ultima era di una lentezza imbarazzante: lei l'ha guardata, si è avvicinata di soppiatto, si è seduta e ha allungato stancamente e anche un po' goffamente la zampa che è poi scesa sull'animaletto, che è stato mangiato dalla principessa di stile.
Prima di dormire, le permetto di accoccolarsi un po' sotto le coperte insieme a me, qui fa le fusa e talvolta si addormenta. La settimana scorsa, come di routine, si è ficcata sotto la trapunta, mentre io leggevo. Dopo una ventina di minuti le fusa cessano, io penso che si sia addormentata e invece la vedo scappare a gambe levate: una scoreggia letale era stata sganciata dalla suddetta raffinata creatura, che ha deciso intelligentemente di fare in modo che fossi la sola a godermela. Lo schifo.
Quando era più piccola non aveva nemmeno tanto equilibrio, allungava sempre la zampa prima di saltare, come per tastare la distanza e la profondità dello spazio. Beh una volta ha fatto un calcolo talmente accurato che è involontariamente finita nella ciotola dell'acqua del cane -.-''.
Ah e non mi credete se vi dico che non è per niente fotogenica? Ok lo avete voluto voi:
in questa foto incrocia gli occhi... perché?!
Io però le voglio davvero tanto bene, perché è simpatica, è piccola e quando ho avuto la febbre non mi ha mollata per un attimo, ma ha resistito per tutto il giorno all'impulso di rimanermi appiccicata come fa solitamente. è stata discreta, ma mi ha fatto capire che lei c'era. Anche Cora è stata tanto dolce quel giorno. Entrambe avevano capito che non ero in forma e hanno fatto quello che potevano per farmi guarire più in fretta e mi è bastato.
Dai, guardatela che bella qui, quando era ancora un cucciolotto

Lo so che alcuni di voi potrebbero pensare che non sia una bellezza della natura. Ma lei per me è perfetta così: lei è la mia Malombra.