Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

lunedì 26 febbraio 2018

Giorno 58- La signora Teapot

La signora Teapot

La signora Teapot era una bella e vecchia teiera di porcellana, che viveva nella casa di una altrettanto bella e vecchia donna. Dalla finestra vicino alla quale si trovava, la signora Teapot vedeva la campagna inglese, coi suoi fiori selvatici e il suo cielo turchese in cui nuvolette bianche e paffute, simili a bambagia calda nelle sere invernali, passavano sonnolente sopra alla piccola casetta col muro d'edera.
Era molto rispettata la grossa teiera rifinita con preziosi disegni rosa di rami e foglioline. Tutte le stoviglie la apprezzavano e la veneravano, in quanto ormai pezzo di antiquariato che ancora non aveva lasciato il posto alla modernità. Almeno fino a quel giorno...
Mrs Pitch, l'anziana abitante di quella piccola e pittoresca dimora, quel giorno aveva un terribile tremore alle mani, che la faceva spesso sobbalzare: “Giusto cielo, oggi non è proprio giornata. Mi farò una corroborante tazza di tè, magari mi passa la tremarella”. La vecchia signora, esile e aggraziata (era stata una famosa ballerina, ai suoi tempi), riempì il bollitore e quando questo iniziò a fischiettare allegramente, con un gesto delicato mise l'acqua calda nella sua meravigliosa teiera decorata, posata vicino al davanzale incorniciato da vasetti color pastello pieni di violette profumate. Sfortunatamente, mentre Mrs Pitch maneggiava la signora Teapot, un guizzo della mano fece sì che la teiera colpì violentemente lo spigolo del piano della cucina: “Tunf” fece la signora Teapot e con sorpresa di tutti, tazzine e mestoli compresi, un pezzo della preziosa porcellana della matrona degli utensili si staccò, cadendo a terra. Lo sgomento da parte della signora, degli oggetti apparentemente inanimati e della vittima stessa, fece calare un gelo che immobilizzò la scena all'istante.  La dolce vecchietta, che amava molto la sua teiera ormai rotta, rimase interdetta; raccolse il pezzettino bianco, con una leggera venatura rosacea, lo posò vicino alla signora Teapot e uscì di casa immediatamente, senza nemmeno bere la sua tazza pomeridiana di tè. La sua espressione mostrava una forte determinazione così come un lieve cenno di dolore, sottile come la linea rosa disegnata sul frammento della sua teiera, ricordo della dolce mamma defunta ormai da molti decenni.
Dal canto suo, la signora Teapot non riuscì a trattenere il panico che si impadronì di lei appena la vecchia donna lasciò la cucina: “E ora come farò? Verrò sostituita, mi butterà; finirò la mia esistenza in una puzzolente discarica cittadina, prima di finire in un inceneritore. Ah lo so io che fine fanno le stoviglie rotte.” Gli altri oggetti della cucina cercarono di consolarla, ma più parlavano e più si sentiva nelle loro voci una nota di compatimento per la vecchia regina che stava lentamente ma inesorabilmente crollando dal suo trono. A chi avrebbe lasciato la corona?
La risposta fu servita su un piatto d'argento di lì a poco, allorché la vecchietta tornò a casa con un grosso sacchetto di carta, chiuso con un nastrino giallo. Da questo ne uscì una teiera di porcellana. Era fatta di brillanti fasce colorate che ricordavano l'arcobaleno; bella e fresca, senza nemmeno una crepa o una imprecisione nel colore. “è finita, disse la signora Teapot, non cercate di fermarmi, mi butto dal davanzale, non posso vedere Mrs Pitch maneggiare un'altra teiera”. Non aveva ancora terminato la frase che vide il pezzetto che le si era staccato poco prima dal beccuccio avvicinarsi a lei, manipolato dalla vecchietta che con mano ferma (anzi, decisamente tremolante, ma Mrs Pitch era una donna molto testarda, che sapeva quello che voleva) appiccicò il frammento alla teiera. Dopo aver bevuto il suo tanto agognato tè, versato nella tazza dalla nuova teiera, la vecchietta si assicurò che la colla avesse aderito bene al beccuccio e tirò fuori dal sacchetto col nastro giallo una bella piantina di violette, impacchettata in un pezzetto di tela. L'anziana signora sorrise e con amore mise un po' di terra nella vecchia e ormai acciaccata teiera e vi pose al centro le violette. Erano perfette! Fece spazio sul davanzale per il suo nuovo e originale vaso di fiorellini blu. La signora Teapot era diversa, eppure sempre la stessa. Era felice del cambiamento e della sua nuova mansione. Da quel giorno si fece chiamare signora Flowerpot e visse felice e contenta, nella cucina della ballerina inglese, che amava il tè e i ricordi.
Morale della favola: se sei una teiera (teapot) puoi reinventarti e diventare qualsiasi cosa, persino un vaso di fiori (flowerpot) l'importante è non abbattersi, c'è sempre una nuova opportunità dietro l'angolo.