Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

sabato 6 febbraio 2016

Giorno 26- Quando sarò grande sarò...

Quando sarò grande sarò...

Quando si è piccoli, si sa, si fanno cose inimmaginabili, talmente stupide che quando ci ripensi ti viene un po' da ridere e un po' da piangere, perché è ricordando queste ultime che capisci tanto cose riguardo i tuoi attuali problemi mentali.
Io ho voluto addirittura dedicarvi un post, perché da piccola ero una signorina alquanto confusa e sinceramente non sapevo cosa sarei potuta diventare da grande, quindi mi cimentavo volontariamente o per sbaglio in alcune piccole operette disastrose, come al mio solito. Cominciamo

Numero 1: l'astronauta casereccia. Con astronauta è facile capire cosa si intende; sì, parlo di un lancio che ho compiuto...dalle scale...con un tagliere delle orecchiette sotto alle chiappe. L'ultima frase è quello a cui mi riferivo col termine "casereccio", ovviamente. La cosa molto triste è che io e la mia migliore amica di allora (e di sempre <3 ) eravamo convinte che il fatto che tre passi dopo l'ultimo gradino ci fosse una porta a vetri non sarebbe stato un problema: basta mettere dei cuscini, così non ci vado a sbattere...con le ginocchia. Eh sì, perché non c'erano abbastanza cuscini per coprirla bene bene la porta, quindi la craniata alla porta l'ho data bella pesante. Fortunatamente non è successo altro.

Numero 2: la parrucchiera parte1. Ero una bella e tonda bambina dai capelli lunghissimi, agile come una gazzella morta da tre settimane (questo particolare non è cambiato). Salgo in un'auto a tre porte e mi siedo sul sedile posteriore, poi mi si chiede di chiudere la portiera. E naturalmente lascio metà dei miei capelli fuori dall'auto. Ho dovuto chiedere aiuto per liberarmi.

Numero 3: la circense. Questa professione racchiude in sé due episodi: il primo che mi vedeva nelle vesti della lanciatrice di freccette di metallo, con scarsi risultati, perché ho puntato alle gambe della mia migliore amica di allora (e di sempre <3) e invece le ho infilzato la freccetta esattamente tra lo zigomo e l'occhio. Non chiedete perché giocavamo a lanciarci le freccette, vi prego. Il secondo episodio prevedeva la mansione di mangiatrice di ombrelli: una volta, per noia, mi sono messa in bocca il manico ricurvo dell'ombrello e non so come si è incastrato. Ho dovuto chiedere aiuto, sputacchiando in giro, a una conoscente di mia mamma che da quel giorno mi è sempre stata un po' antipatica.

Numero 4: la parrucchiera parte 2. Presente quella bambina antipatica, che parla solo lei e si atteggia come se lei fosse bella e adulta e tu una polpettina riservata? Ecco, io ne avevo una sul pulmino della scuola, quando ero proprio piccola. Era bruttina, ma lei si credeva tanto bella e aveva questi lunghi e crespissimi capelli neri che sventolava avanti e indietro con fare da diva. Un giorno ero seduta sul sedile dietro al suo e mentre lei chiacchierava a voce eccessivamente alta io masticavo una Big Babol e non vedevo l'ora di fare un bel palloncino, perché la mamma mi aveva appena insegnato come si faceva. Ero contentissima, pronta per soffiare nella gomma che si era ammorbidita, quando a un tratto, "PTU", la gomma mi scappa sfrecciando di bocca e si va ad appiccicare tra i capelli leonini della bambina di cui parlavo prima. Ho provato a dirle che c'era un problema, ma lei non la smetteva di parlare e io dovevo scendere alla fermata successiva. Vi dico solo che il giorno dopo è arrivata tutta imbronciata coi capelli più corti. Una volta non c'erano le mamme feroci e rompi palle di adesso, che qualunque cosa la vedono come atto di bullismo rivolto verso i propri figli, da parte sia degli studenti che degli insegnanti. Ovviamente, non mi riferisco ai casi seri, quelli sì che sono da condannare. Ma una gomma tra i capelli a sei anni può capitare, chissà dove ti sei appoggiata, è capitato anche a me, fortunatamente l'ho tolta in tempo.

Numero 5: l'idraulico. Molti di voi conosceranno la mia propensione a cadere o a far cadere le cose nei tombini, quindi sarò breve. A circa otto anni casco nel tombino e a 22 ci faccio cadere la mia tesi di laurea. Basta, non ne parliamo più.

Veniamo invece alle professioni che volevo fare da piccola e che occupavano i miei pomeriggi di gioco.

  • l'archeologa. L'idea mi fa ancora sognare un po', adoravo Indiana Jones, ma purtroppo ho dovuto accantonarla l'ultimo anno del liceo, a causa della scelta dell'università e dei pochissimi sbocchi lavorativi.
  • La veterinaria. Questo mio sogno è crollato abbastanza in fretta, più o meno quando ho scoperto che fare la veterinaria voleva dire vedere budella e sangue.
  • L'insegnante. Questa idea non mi ha ancora abbandonata... 

...e voi? Quali erano le professioni che sognavate da piccoli?

3 commenti :

  1. Divertente questo tuo post! Anche se mi è tornato in mente quando mio fratello mi attaccò la Big Babool nei capelli... e lui sì lo fece apposta! Comunque, io ho sognato di fare -nell'ordine - la scalatrice di montagne, la commessa in un negozio di giocattoli, l'archeologa, la botanica (peccato sia sempre stata allergica ai fiori!), e poi la scrittrice, sogno che purtroppo mi porto ancora dietro... 😅
    Ah! In bocca al lupo per il tuo desiderio di diventare insegnante. 😊

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    1. Che sogni meravigliosi si fanno quando si è piccole! Credimi, anche io adoro scrivere e mi piacerebbe poter pubblicare qualcosa di mio, che ancora non ho creato purtroppo. Forse è questo sogno che ci accomuna che ci spinge a mantenere i nostri rispettivi blog e non definirsi in ogni caso blogger. Perché noi lo facciamo per passione, giusto? :) ti seguirò su google+, mi farebbe piacere rimanere in contatto virtuale a suon di post con una collega sognatrice! A presto :)

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  2. Io ho quaderni (e cartelle del PC!) pieni zeppi di inizi di racconti? Romanzi? Chissà che cosa sarebbero diventati se li avessi finiti. Il mio problema è proprio che inizio a scrivere, vado avanti per un po' e poi... non so, mi perdo per strada! E la cosa buffa è che poi sento la mancanza delle storie che inizio, dei personaggi che lascio sospesi, in attesa. A volte me li vedo, i miei personaggi, uno dopo l'altro, congelati in attesa di crescere, di evolvere, di... vivere. Chissà se un giorno riuscirò a completare uno dei miei progetti di scrittura!
    Intanto vado avanti con il blog... è la mia valvola di sfogo (se lavorassi solo penso che imploderei!), mi permette di esprimere quello che penso e di confrontarmi con il mondo esterno. Alla fine, quel piccolo blog è diventato una parte di me. :)
    Quindi... sì, sarei felice di rimanere in contatto virtuale. Tra sognatrici mi sa che ci capiamo! ;)

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