Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

mercoledì 9 gennaio 2019

Giorno 65- La quête delle cime di rapa


La quête delle cime di rapa

Ciao pochi ma buoni lettori! Oggi voglio fare un po' la secchiona per voi e inizierò questo post spiegandone il titolo. Perché ho scelto la parola "quête" per raccontarvi un episodio insignificante della mia giornata? Perché questo termine bellissimo viene dal francese e nella letteratura epico-cavalleresca medievale e rinascimentale indica una ricerca spasmodica di qualcosa da parte di un paladino, cioè un cavaliere cortese, senza macchia e senza paura. Io mi sono sentita una cavaliera* moooolto cortese, dove la parola cortese è sia un richiamo al Medioevo letterario che alle mie buone maniere, che mi hanno aiutata a non dire quello che veramente pensavo in faccia ai diretti interessati. La seconda parte del titolo (cioè il "che cosa" della mia ricerca) penso non necessiti di spiegazioni.
Plin plon, fine del momento culturale. Iniziamo! (se tra i miei pochi ma buoni lettori c'è qualcuno che vuole puntualizzare qualcosa sull'argomento appena accennato non ha che da scrivere un commento, che fa sempre piacere!)


Oggi ho una voglia immensa di cime di rapa!! Con le orecchiette. E l'aglio in padella. E il pane grattato. E l'acciughina sciolta nell'olio. E dai, anche un po' di peperoncino.
Decido quindi di dirigermi galoppante verso una nota e costosissima catena di supermercati, di cui ho una gift card da Natale. Vi dico solo che se fossi andata nei supermercati dove vado io solitamente, questa carta mi sarebbe durata minimo vent'anni. Ma in questo market, che non dubito conosciate per i prezzi esorbitanti, spendo 40 euro e me ne vado a casa con un sacchetto che riesco facilmente a trasportare senza lussarmi una spalla. Oh, ma chi se ne frega, ho la gift card. C'è un piccolo problema: oltre che essere davvero caro, questo posto ha una scelta davvero molto limitata, specialmente nella verdura.
 Insomma, al banco le cime di rapa proprio non ci sono. Vado alla cassa col cuore pesante e chiedo alla cassiera quando e se arriveranno queste benedette cime e lei mi risponde così: "Ma sa, non saprei, perché noi ci affidiamo alla stagionalità della frutta e della verdura". Io la guardo. Il fuoco mi sta salendo dal petto agli occhi. Qui la paladina cortese mi salva, perché sibilo un: "Ma le cime di rapa SONO di stagione ora!", invece che gridarle in faccia, con nonchalance e sarcasmo: "Ecccerto, il rispetto della stagionalità si vede dal fatto che vendiate a gennaio le zucchine, le melanzane e i peperoni che per giunta costano come i broccoli. Anzi, sono i broccoli che costano come le verdure non di stagione, visto che io, un broccolo da due euro al chilo in pieno inverno, non lo avevo mai visto".
Me ne vado, con la voglia di cima di rapa. Sconsolata, mi avvio verso la mia dimora, senza speranza, finché un raggio di luna non illumina la bottega del fruttivendolo lì vicino. E in effetti qui, la mia quête si conclude, lui sì che rispetta la stagione. Prendo il mio bel mazzo di cime e lui mi fa la domanda che ha scatenato una guerra interiore tra Alice, la paladina cortese e Alice, la pugliese coatta: "Posso romperle e metterle in un sacchetto piccolo o le vuole intere?" Ha vinto la cavaliera* medievale, grazie al cielo. La pugliese in me avrebbe detto: "K czz romb, butt 'ndère ad'dò" (traduzione cortese: perbacco, non le spezzi, le metta qua tutte intere).
Quindi, brandendo il mio mazzo di cime di rapa, a mo' di spada della giustizia, mi dirigo trionfante verso la magione, certa del fatto che stasera cenerò contenta.
Non che io ceni mai triste eh, non mi fraintendete, io amo il cibo. Tutto il cibo, ma le cime di rapa mi fanno sentire a casa. No, non in Puglia. Dalla mia mamma, a Bergamo!

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