Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

sabato 28 maggio 2016

Giorno 31-Un'allegra ragazza (quasi)morta in bicicletta

Un'allegra ragazza (quasi)morta in bicicletta

Ho rotto le balle a praticamente mezzo nord Italia, continuando incessantemente a sospirare pensando alla mia bicicletta, messa a nuovo un anno fa e rimasta nel gabbiotto del giardino di casa a Boltiere. Sognavo di andare in bicicletta per le vie di Trieste, sfrecciare verso la biblioteca e quando avrei avuto esami, lanciarmi verso l'università con il mio zainetto in spalla, sulla mia fiammante bicicletta vintage nera...
Ora che il sogno si è realizzato e sono riuscita, non chiedete come, a ficcare in auto la bici e portarla qui, poi farla montare da Demmy e trovarle un posto semi sicuro nel cortile del piano ammezzato, e dopo aver finalmente avuto l'occasione per fare una bella pedalata, seppur breve, mi accorgo che il sogno tanto sperato è in realtà un incubo
Cose ovvie che ho realizzato di Trieste, a cavallo di una bici:

  • Tutte, e intendo proprio TUTTE  le strade sono in salita. TUTTE. Anche se talvolta è minima, la pendenza c'è. E sapete cosa? Da qualsiasi verso la prenda, che sia in salita o in discesa, la strada sarà o pericolosa o faticosa per una polpetta che non fa tre piani di scale senza morire e che ha una bici con il freno posteriore fuori uso. Grande. Quindi in salita sudo come una bestia e in discesa rischio la vita o, quanto meno, la suola delle scarpe, a furia di strisciare per fermarmi prima di andare a sbattere
  • Quando sei in bicicletta, anche se rispetti tutte le norme della strada (che sapete che io faccio, perché sono una persona prudentissima), ti ritroverai sempre in un limbo, in cui nessuno ti considera: non sei né vulnerabile a pedi e nemmeno potente in auto. Sei lì, con un veicolo lento ma considerato giustamente un veicolo. Di conseguenza i pedoni non hanno paura di te e si lanciano sotto alle ruote con la pretesa che tu (senza un freno) riesca a fermarti in tempo. E i veicoli veloci ti ignorano, quindi ti tagliano la strada, fingono di non vederti ecc.
  • Trieste è una città; ciò significa che ha circa 193.000 abitanti più di Boltiere e che sono tutti incavolati neri, specialmente quando vanno in auto. Ma d'altronde questa è la dura legge della città, capita a tutti di diventare senza scrupoli quando giri per il centro in auto, succede anche a me.
  • Trieste è un labirinto senza fine di sensi unici e transiti vietati eccetto agli autorizzati: contando che mi sono fatta ben 650 metri (di puro terrore, vorrei aggiungere) in bici e che ci metto 10 minuti a piedi per tornare a casa, tenendo conto anche del semaforo per i pedoni che becco sempre e immancabilmente rosso, ho pensato che ci avrei messo circa sei minuti per fare la stessa distanza in bici. Sciocca...i sensi unici sono talmente impervi che quei miseri 10 minuti a piedi sono diventati 15 in bici. Devo però ammettere che è stata colpa mia, perché ho sbagliato a entrare in quel vicoletto per evitare il traffico e lì mi sono ritrovata a fare la pedina a forma di bicicletta del Monopoli, spostandomi seguendo un tabellone prefissato dai cartelli stradali.

Il sogno Green è diventato l'incubo Nero. Io però non mi arrendo e nei prossimi giorni andrò anche a riportare i libri in biblioteca e a dare un esame in bicicletta! Però ho capito che farò un giro di prova il giorno prima, non sia mai che sbagli strada e arrivi in ritardo all'appello. Sarò già abbastanza agitata.
Ora vi lascio con una canzone che riguarda la bicicletta e a cui collego molti bei ricordi.

Buona pedalata!


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