Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

sabato 30 luglio 2016

Giorno 36- Focacce e calderoni

Focacce e calderoni

Le 23 sono scoccate da pochissimi secondi e lo spicchio lunare splende in tutta la sua maestosità. Io sono immobile in piedi, vicino a un calderone rovente, in mezzo a un cerchio di 13 streghe, con il sudore che mi scende lentamente dalla fronte. è il momento fatidico, quello che segnerà la mia breve (si fa per dire) vita da strega per i secoli avvenire. Sì, una strega. Perché è quello che io e le mie due sorelle Dana e Theresa siamo. Streghe. Ma non di quelle cattive, no, affatto. Solo un po' pasticcione, ma senza alcuna intenzione malefica.
Ad ogni modo, oggi è il giorno del mio cento diciassettesimo compleanno, il giorno più importante per una strega, perché è quello che le permetterà di esercitare e professarsi come tale. In quel giorno, le giovani adepte come me devono semplicemente  partecipare a un rito con una fastidiosa tunica verde in flanella (il tessuto adatto alle roventi sere di luglio, aggiungerei) e fare bere per la prima volta in assoluto un filtro d'amore a un essere umano: se questo funziona, la giovane strega avrà un diploma e con quello potrà creare tutte le pozioni che vuole senza incappare in sanzioni salatissime, ordinate dalla Congrega, il circolo delle fattucchiere più  sagge. E se non funziona? Vi chiederete...se non funziona bisogna aspettare altri 13 anni e poi riprovare una seconda e ultima volta, al fallimento della quale si perde ogni diritto esoterico e si diventa umane. Seccante, non è vero?
Beh, diciamo che io non mi sento particolarmente talentuosa, a dispetto delle mie due sorelle, due streghe coi fiocchi e i contro fiocchi. Ho provato mille e mille volte ancora a preparare un filtro d'amore, ma invano. Ovviamente (e fortunatamente) nessuno ha potuto bere i miei spaventosi intrugli a causa della mia mancanza del diploma. C'è un solo metodo per capire se un filtro è fatto bene, prima che venga bevuto: tendere un agguato a un uomo e buttarglielo addosso; se crea scintille allora è perfetto, in caso contrario è da risistemare. Solamente quattro volte mi sono avvicinata al target, ma senza successo. Le altre volte sono state un disastro: un pomeriggio, per esempio, io e le mie sorelle ci siamo acquattate dietro a un cespuglio al parco, abbiamo atteso con pazienza che passasse un giovanotto aitante e quando ce lo siamo trovate a tanto così, Dana è saltata fuori con uno spruzzino in mano, pieno zeppo di una sostanza trasparente che puzzava di curry e piedi. Inutile dirvi che non solo non ha sfrigolato la pozione, ma l'umano è pure corso all'impazzata con le mani sugli occhi gridando che qualche psicopatico l'aveva aggredito e che non vedeva più nulla. Dopo questo  spiacevole episodio siamo saltate in sella alle scope (io salgo con Theresa, perché prima del diploma non si possono nemmeno cavalcare le scope) e siamo tornate in tutta fretta nella nostra casetta al limitare della foresta.
Per molti giorni ho studiato il metodo adatto e non ne sono mai venuta a capo. Per di più, nel giorno del proprio cento diciassettesimo compleanno è assolutamente vietato fare uso della magia prima dell'inizio della cerimonia. Insomma, stamattina mi sono svegliata sbarrando gli occhi, invasa dal terrore, finché un delizioso profumo di focaccia appena sfornata mi ha solleticato le narici. Dovete sapere che mia sorella Theresa ha l'abitudine di preparare la focaccia nei giorni importanti, come un compleanno, o il giorno del solstizio d'estate ecc. Tutti amano la sua focaccia e lei insiste che è tutto merito di un ingrediente segreto che tanto segreto non è, siccome sappiamo tutti che è l'acciuga. Io e Dana siamo convinte che quest'ultima non sia l'elemento che la rende così buona e che Theresa potrebbe evitare di aggiungerla, ma lei risponde sempre che è 164 anni che la fa così e non cambierà mai la ricetta vincente.
Comunque, passo tutta la giornata seduta sul portico a mangiare la focaccia di Theresa e ad ascoltare svogliatamente Dana che mi dà consigli su come comportarmi davanti ai 3 giudici supremi della Congrega: "Non sbadigliare, stai composta, scandisci bene le parole, fai attenzione alla quantità di ogni singolo ingrediente e soprattutto non grattarti mai; so che la tunica di flanella prude, ma il giudice Sabila detesta che le snobbino la vestaglia, sai l'ha scelta lei per le cerimonie, al Sabba del 1754".Sarà una bella gatta da pelare questa Sabila, me lo sento.
E infine arrivano le 22.50. Inizio a sudare tutta, un po' per quel sacco verde che devo indossare e un po' per il terrore. Il sudore mi fa scivolare dalla scopa di Theresa un paio di volte, ma finalmente arriviamo alla cerimonia sane e salve. Il calderone è già pronto, così come i due giovani umani per il sacrificio, un ragazzo e una ragazza. Tranquilli, non faremo loro del male (a parte la padellata in testa che devono aver dato a entrambi per addormentarli e legarli)dobbiamo solo far bere la pozione a Lui e aspettare la sua reazione quando vede Lei. Poi tutto sarà finito per loro e per me invece sarà un nuovo inizio!
Scoccano le 23.
Il buio, il caldo, gli occhi di 13 streghe puntati su di me,  la focaccia di Theresa che mi fa le capriole nello stomaco: "Ebbene, sorelle." dice Sabila con voce solenne "Siamo qui per giudicare la nostra sorella Zira. Coraggio, sorella. Prepara il filtro, rendi immortale l'amore tra questi due giovani"
Io inizio, sbirciando di tanto in tanto le mie sorelle che cercano con lo sguardo di indicarmi il procedimento. Un po' di curcuma, sale, peli di tarantola, piuma di piccione ed ecco qui. Appena pronuncio la formula magica per attivare l'intruglio, un poco rassicurante fungo di fumo verde scaturisce dalla pozione. Mi giro verso Dana e Theresa, con lo sguardo perplesso. Prendo il mestolo, lo avvicino alle labbra del ragazzo  ancora addormentato e gli faccio bere il liquido. Poi lo slego e lo sveglio: lui si guarda intorno, poi una luce gli trapassa gli occhi, si alza di scatto e corre a stampare un bacio appassionato (con tanto di lingua!) a...Farka! La vecchia fattucchiera!
Io sbarro gli occhi, la visione mi ha sicuramente fatto digerire la focaccia, le altre streghe inorridiscono. Non sarebbe dovuta andare così, affatto. Solo Sabila non batte ciglio, ma prende la sua scopa e tira una cosiddetta legnata sui denti al povero ragazzo, che cade a terra svenuto. La vecchia Farka si ricompone, facendo trasparire un po' di imbarazzo da scolaretta, mentre io mi nascondo dietro ai mantelli delle mie due sorelle con il viso tra le mani e attendo il verdetto negativo. Sabila confabula con le altre, indicando ora me, ora la vittima e ora la vecchia strega che ha ricevuto forse il primo bacio di tutta la sua lunghissima esistenza, e infine il cerchio si apre: "Zira, il consiglio ha decretato, dopo una più approfondita analisi del caso, che niente era sbagliato nel procedimento della tua pozione, dopo tutto l'umano è stato pervaso da un forte sentimento di amore  ed è questo che conta. Per questi motivi, ti conferisco il diploma di strega di primo livello, con la speranza che con la pratica, migliorerai i tuoi filtri d'amore."
Io e le mie sorelle esultiamo, ci abbracciamo e, dopo aver chiesto scusa all'onorevole Farka, torniamo verso casa con le scope sotto braccio, a piedi. Per goderci quella notte magica e luminosa e respirarla a fondo. Nel cortile della nostra villetta sgangherata, appoggiata a una colonnina del porticato c'è una scopa fiammante; guardo con le lacrime agli occhi Dana che mi dice con un sorriso smagliante: "Congratulazioni, nuova strega, ora potrai andare in giro da sola con la tua nuova scopa". "Beh, non è proprio nuova,-afferma Theresa- è di seconda mano ed ha almeno 70 anni alle spalle, ma per ora ti basta questa."
E niente. Questa frase non l'ho sentita, ero già in cielo, che svolazzavo in modo sconnesso vicino alla luna.

Questo racconto lo dedico alla mia mamma e a mia sorella, perché in fondo noi tre siamo sempre state un po' streghe a cui piace la focaccia.

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