Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

martedì 10 ottobre 2017

Giorno 55 -Il massacro del basilico

Il massacro del basilico

Dopo una lunga permanenza sul nostro davanzale, ho decretato che la nostra piantina di basilico dovesse perire per una giusta causa: il pesto. Ho persino fatto un sondaggio su Instagram in cui chiedevo di scegliere la sua sorte tra "Ammazzala!" e "Imminente e dolorosa morte naturale" il voto è stato schiacciante...dovevo ammazzarla. Insomma, dopo video di questo spessore
ho deciso che era il momento di ucciderla per la suddetta giusta causa. Questa morte onorevole e quasi mistica e sacrificale si è però trasformata in un immotivato e crudele massacro. Una carneficina! Vi starete chiedendo il perché di queste parole drammatiche. Ebbene io sarò il cantore di questa triste storia, causata da me. Menestrello e boia, quale ignobile destino.

Le gelide mani della morte si accinsero quel martedì sera di ottobre a sacrificare il basilico, per la salute e il benessere degli altri abitanti di quella piccola dimora. Tozze ma sapienti dita rompevano le foglie della ignara piantina in punti strategici, in modo da non uccidere completamente la malcapitata, ma sperare che in un futuro un po' utopico si potesse riprendere. Venticinque grammi che in realtà son 23,2 furono ardentemente strappati da quella creatura. Il rito era compiuto.
Il Boia portò poi le sacre foglioline verdi al lavatoio, ben conscio del fatto che sarebbero dovute essere completamente asciutte, per creare l'effetto desiderato: aveva infatti letto ciò in una ricetta, che prevedeva l'utilizzo del mortaio e del pestello, in quanto il riscaldarsi delle lame rotanti (antico strumento di tortura) avrebbe creato la reazione alchemica dell'ossidazione: le belle foglie della speranza si sarebbero trasformate nell'erbaccia delle streghe, nera come la notte. Dopo averle lavate con cura il Boia prese due canovacci e adagiò le foglie sparse. Si accorse però che avrebbero impiegato troppo tempo per asciugarsi e quindi optò per lo strano arnese del diavolo: l'asciuga-capelli. Mise un colapasta sacro sopra alle foglie, per evitare che volassero come sogni per la stanza e fece partire un getto di aria calda...come era bello il calore che muoveva il leggiadro corpo di una ballerina vestita di verde profumato. La ballerina si trasformò presto in fattucchiera, brutta e nera come la pece, perché lo stolto Boia aveva ben dimenticato la profezia: non avvicinare le foglie sacre al fuoco. Fortunatamente il danno fu scongiurato e il Boia asciugò le restanti ballerine con aria fredda. Lesse poi nel ricettario del druido che ci voleva del sale grosso per mantenere il colore della speranza vivo e per facilitare lo squartamento. Così fu...il Boia procedette, aggiungendo sale grosso e aglio, poi basilico e ancora sale grosso e altro basilico e altro sale grosso: la fattucchiera nera doveva sparire, la pace doveva essere ristabilita. I pinoli, frutto degli dèi dei boschi, l'olio, frutto degli dèi del sud e il formaggio...il formaggio non è un frutto.
Era tutto perfetto. La pozione era pronta. L'odore era inebriante; il Boia affondò un goloso dito nella fresca poltiglia e lo portò alla bocca. Il gusto estremamente salato lo respinse subitaneo; indietreggiò col disgusto e il dolore negli occhi. In un altro libro di magie trovò un rimedio: l'acqua calda. Sapeva che tutti gli antenati e gli spiriti dei genovesi lo avrebbero maledetto, ma doveva salvare la pozione, ottenuta con un tale spreco di vite. Dalla fretta, il sempre più stolto Boia non lesse la piccola postilla in fondo alla pagina, che diceva che l'acqua era estremamente sconsigliata. Si sedette pensieroso, provò a cucinare comunque la pasta ma era tutto inutile: ogni volta che assaggiata quella verde linfa, le sue labbra si ritiravano e rinsecchivano. Era finita. Aveva ridotto in fin di vita una pianta intera per la sua sciocca golosità e gli dei lo avevano punito.  Si limitò a mangiare un sugo di pomodoro e pancetta pronto in dieci minuti, senza il coraggio di buttare il pesto, ma anch'esso aveva il sapore della morte. Quello che i dotti delle lontanissime terre orientali chiamavano karma si era riversato su di lui, come una mannaia di un Boia. Boia, come lei, Boia come me.

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