Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

martedì 3 novembre 2015

Giorno 15- La Padania in lavatrice

La Padania in lavatrice

Una delle cose più difficili da imparare per chi vive da solo è fare la lavatrice: il bucato è, a mio parere, la seconda cosa più impossibile da ricordare e da imparare, ci vogliono anni di esperienza e di capi stinti e ritinti per avere un bucato fatto come si deve. La prima cosa più difficile da imparare da quando sono a Trieste? Stirare. Non che mi ci applichi particolarmente, ho provato solo una volta per necessità a stirare una camicia per il lavoro e mi ha ritrovata Demmy seduta in un angolo che piangevo abbracciata al ferro, mentre la camicia era lì, ancora stropicciata come appena uscita dalla lavatrice. A parte gli scherzi (che tanto scherzi non sono, dal momento che me l'ha dovuta davvero stirare lui quella dannata camicia), da pochissime settimane ho deciso di imparare a fare la lavatrice. Con tanta pazienza Demmy si mette dietro di me, io sono davanti a una lavatrice, questa sconosciuta. Eravamo un sandwich in cui l'apparecchio del demonio e Demmy erano le fette di pane e io il prosciutto....mmmm prosciuttoooo...Ricomponiamoci. Insomma si comincia: ok, separo i bianchi dai colorati, poi? Ah sì, ammorbidente; quanto ne metto, così? Ok, no direi che ne ho messo troppo ne è strabordato un po' fuori, tranquillo dopo pulisco io. Bene, poi detersivo, lo metto qui? Ecco qui. Ora giro le manopole. 2 a destra, 4 a sinistra e 3 a destra, come le casseforti. No dai, scherzo, ho capito è facile fare la lavatrice! Disse l'ignara Alice.......
Ora facciamo un salto temporale e arriviamo a venerdì scorso: indosso la mia nuova felpa verde, una di quelle che puoi trovare nei negozietti etnici; una di quelle che hanno il cappuccio a punta; una delle tante che ho già avuto; una di quelle che avrei dovuto sapere che si lavano a mano! Ora, preparo i biscotti per Halloween con addosso quella felpa e un grembiule che (come si sa) è smanicato, di conseguenza copre sì il busto, ma le maniche non sono protette da schizzi di uova, latte e altri prodotti alimentari. Poi un po' è anche colpa mia: quando decido di preparare dolci, nella cucina si scatena il putiferio; pensate che l'ultima volta che ho preparato una torta ho persino trovato della farina sulla schiena del cane che, poverina, era tranquillamente sdraiata sonnecchiante sotto al tavolo. Come sia arrivata fino a lì della farina visto che non stavo proprio lavorando sul tavolo io non lo so, ma facciamo finta di nulla. Comunque avrete capito che mi sporco di impasto per biscotti la manica, poi per la fretta cerco di riempire un pentolino d'acqua e come se non bastasse mi bagno l'orlo della felpa, quindi bene è arrivato il momento di lavarla per la prima volta. La caccio nel cesto della roba da lavare e tutto finisce, almeno così credevo. I biscotti per la cronaca sono usciti molto buoni! Insomma, ieri è giunta l'ora fatidica di mettere in lavatrice la felpa, insieme ad altri capi colorati: qualche maglietta nera, dei calzini con le dita bianchi a strisce colorate (adoro i calzini con le dita, non giudicatemi) e un paio di jeans sfilacciati di Demmy. Programmo tutto alla perfezione e fortunatamente ho lasciato l'acchiappacolore che solitamente usiamo per le divise di Demmy che hanno il colletto rosso che si teme sempre che scolorisca. Qualche ora dopo mi presento col cestello dei panni pronta per stendere e lì, il disastro: apro lo sportello, noto la tragedia e nella mia mente parte il Va Pensiero, l'inno padano, in tutta la sua gloria: guardo i miei calzini ("Vaaaaa pensieeeeroooo), sono diventati verdi a righe colorate (sull'aaaaaliiii doraaaaaateeee), i fili rock dei jeans (vaaaaa, si pooooosa sui cliiiiivi) verde evidenziatore (sui cooooolliiii), l'acchiappacolore (ooooveeee oleeeeezzaaaano) è una fascetta color oliva (tieeeeeepiiidi e moooolliiii"). La disperazione!
L'acchiappacolore padano
Tutto era diventato verde Padania, ora sembrerò patriottica perché qui a Trieste ho portato un po' di pianura lombarda tra i miei vestiti, ma non è stato intenzionale, ve l'assicuro, io amo il verde ma avrei preferito che tutto rimanesse del suo colore originale. Non so se prenderla come una lezione o come una sfida da parte di quella maledetta felpa. Io so solo cari amici che se andate a vestirvi in modo equo solidale, poi dovrete usare equo solidalmente le vostre manine belle per lavare i vostri vestiti equo solidali, ovviamente con saponi naturali ed equo solidali, perché voi tenete all'ambiente. Poi sono convinta che la Padania in lavatrice voi proprio non la vorrete, perché di solito i leghisti non sono equo solidali, a meno che non sia merce di un botteghino di Solza.
Va là, vi lascio col Va Pensiero, senza alcun rimando politico, solo perché effettivamente il signor Verdi (Verdi Padania come la mia lavatrice!!) ha fatto un buonissimo lavoro e vi saluto al prossimo disastroso, confusionario post.

2 commenti :

  1. Io l'acchiappacolori proprio non so né cosa sia né come si usi, ma almeno non sono così maldestra Ahahahahah temevo che avessi rovinato la felpa!!! Quando l'hai descritta mi è subito tornata alla mente, avrà 100 anni ormai, ma a quanto pare ha deciso di sopravvivere a tutti i tuoi altri vestiti

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    1. Non è quella! È un'altra! Che riposa da praticamente mille anni sul fondo della festa dei panni perché non mi piace poi così tanto da sbattermi a lavarla a mano!!

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