Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

martedì 17 novembre 2015

Giorno 17- Il labirinto universitario

Il labirinto universitario

Mi viene un po' difficile da spiegare quello che è successo oggi, di solito sono cose decisamente divertenti le mie avventure e probabilmente al lettore può sembrare divertente anche questo post in cui racconto il mio pomeriggio passato nella nuova università a Trieste. Sì, in effetti un po' fa ridere questa mia giornata, ma capitemi, ho la sindrome premestruale che, parafrasando malamente Baudelaire, pesa come un coperchio sulla mia testa e per questo motivo ogni cosa imbarazzante viene potenziata per 10 in questo periodo, come quando Super Mario prendeva il funghetto che lo faceva diventare grosso grosso.
Cominciamo dall'inizio, da quando decido di andare in università, compro il biglietto per il bus, mi siedo, prenoto la fermata e ops, è la fermata sbagliata, salame, dovevi scendere alla prossima. Già si potevano intravedere i presagi di sfortuna e soprattutto del mio nervosismo quando sono scesa comunque alla fermata del bus sbagliata e ho continuato a camminare, invece di tornare sull'autobus e scendere  alla successiva. Non ho idea del perché abbia agito in quel modo, l'ho fatto e basta. Non importa, tanto sono qualche passo in più. Arrivo alla sede, entro nell'aula e mi siedo e una professoressa alla cattedra a cui sorrido amabilmente mi guarda stupita, come se avessi in faccia un pannolino sporco o mi fossero cresciuti i baffi durante il tragitto da casa all'università. Solo all'inizio della lezione dopo comprendo che qui non funziona come a Bergamo, che entri in aula ti siedi e aspetti; eh no, devi aspettare in piedi, fuori dall'aula che arrivi il professore e che ti dia il permesso di entrare. Naturalmente quella non era la professoressa della mia lezione e quindi nessuno mi dava il diritto di stare lì dentro, da sola, insieme a lei con il mio astuccio con gli orsetti e gli occhioni spaesati. Comunque inizia la lezione: è un seminario, dove degli studenti spiegano uno studio su un argomento di un libro che hanno letto. Ora, per comprendere completamente quello che sta accadendo, dobbiamo tornare indietro di qualche ora e arrivare a stamattina, quando attivo il comando vocale al mio nuovo, fiammante cellulare ultratecnologico: quando dici ad alta voce "Ok, Emy" il cellulare si aspetta un comando, che può essere di chiamata o di ritrovamento (se lo perdi parte una musichetta che canticchia, "sono quiiiiii"), ma se il comando non arriva correttamente, questa fantomatica (e anche un po' baldracca, scusatemi il francesismo) Emy, ti dice a tutto volume che non ha capito e di ripetere il comando scandendo le parole. Adesso saltiamo alla lezione... ovviamente la ragazza seduta alla cattedra parla con voce tremolante ma con timbro alto, per farsi sentire bene da tutti (eravamo al massimo 10, queste classi ristrette non le apprezzo) e sento una vocina dalla mia borsa...oddio un Poltergeist, penso immediatamente, non abituata ai cellulari parlanti, ma poi ci penso su e capisco che è Emy, che sta disturbando me e un intero pubblico. Cerco di spegnere il cellulare, ma non faccio in tempo a toglierlo dalla borsa che inizia a gridare di ripetere...scoppio di risa, io alzo la manina dicendo: "Colpa mia, scusate, il mio telefono parla da solo, scusatemi non volevo interrompere" faccia color peperone, voglia di sotterrarmi sotto un cumulo di pietre. Andiamo avanti e la presentazione della studentessa seguente non è alquanto brillante. Io decido di intervenire durante la discussione. Alzo la mano, tutti si girano e io sento una fiammata che parte dalle orecchie e mi arriva alle guance, il mio unico pensiero era "Oh per l'amor del cielo, Alice, riprendi un colore naturale, ti prego, sembri una di quelle lucine che regalano in discoteca", ma niente e come se non bastasse spostare l'attenzione tutta sul proprio viso che brucia lentamente la distoglie dal discorso e quindi inizio a tremolare e la prima cosa che mi esce di bocca è: "Meeeh" Meeeh??? Cioè, hai fatto un verso simile a quello delle capre? Grandioso Alice, tu sì che sei brillante. Cerco di recuperare, ma proprio non riesco, dico quattro parole tutte senza senso e quando finisco cala un silenzio imbarazzante e la professoressa afferma, in modo velato, che sono decisamente andata fuori tema. Oddio, è la fine, altro che cumulo di pietre, andrebbe bene anche il letame, basta che nascondete il mio viso paonazzo. La lezione finisce e io schizzo fuori, mi chiudo in bagno e accendo nuovamente il cellulare con la seria intenzione di ammazzare Emy e poi eliminare il comando vocale, ma con mia sorpresa mi viene richiesto un pin, che io ovviamente non conosco e che è segnato sulla scatolina appoggiata al comodino nella mia stanza da letto. Bene....imbarazzata e sola...ottimo, quale è la prossima lezione? Semi incerta se andare o no alla lezione successiva, mi accingo a salire quattro piani e faccio un gioco col destino: se trovo l'aula, vado, se non la trovo, torno a casa. L'aula? L'ho trovata, ma palesemente non era quella in cui si sarebbe svolta lezione, perché era un locale caldaia, quindi mi capicollo giù dalle scale, ma con mia immensa frustrazione non riesco....a trovare la porta per uscire dalla rampa di scale!! So che può sembrare stupido, ma ogni porta aveva la scritta "Usare solo in caso di emergenza",  mi sembra ovvio che non le apri quelle, no? Poi l'unica che ho provato ad aprire era chiusa a chiave. Ok bene, torno su, ho perso col destino. Dopo aver tentato disperatamente e senza successo di scappare nuovamente, ma da un'altra rampa di scale, trovo un gruppo di studenti e fortunatamente anche loro aspettavano la lezione di letteratura inglese, quindi decido che il meno peggio è partecipare alla lezione e aspettare che se ne vadano per seguirli e farmi condurre all'uscita. Sebbene sia stata noiosissima, a questa lezione non è successo niente di imbarazzante, la prof mi ha solo fatta presentare facendo ciaociao, perché tra un mucchio di studenti che non ti servono nemmeno le dita dei piedi, ma solo quelle delle mani per contarli tutti, lo riconosci un volto nuovo. Ho passato tutta la lezione seduta e tesa come se avessi spine nei fianchi o come se avessi una scoreggia che è lì lì per uscire e vuoi trattenerla (ci mancavano solo le scoregge!!), insomma appena finisce la lezione, cerco di attuare il mio piano e seguo guardinga le studentesse che decidono di prendere in massa l'ascensore. So cosa sarebbe capitato, si sarebbero schiacciate tutte come sardine e io non ci sarei stata e avrei dovuto aspettare un altro ascensore. Beh sapete che vi dico? Vado a fare pipì e  quando ho finito me la trovo da sola, l'uscita...stavolta però prendendo l'ascensore, eh, se le scale ti fregano e non vuoi buttarti dalla balaustra interna per raggiungere l'uscita che vedi perfettamente quattro piani sotto di te, allora l'ascensore è l'alternativa migliore! (e forse l'unica, aggiungerei). Arrivo al piano terra e trovo la solita porta che recita la tiritera sull'emergenza, io sconsolata salgo ancora di un piano, magari questo è il sotterraneo, però poi (angeli celestiali che cantano) una creatura illuminata da un fascio di luce scende uno a uno gli scalini con fare leggiadro e io la seguo, perché sento con tutte le mie forze che quella ragazza vuole andare a fumarsi una sigaretta. Evvai, aprila tu, la porta d'emergen...ah, ma quella non è una porta d'emergenza, c'è solo scritto che lo è. Quindi è sempre stata questa l'uscita dalla rampa di scale per raggiungere il piano terra....bene. Brava.
Torno a casa, momentaneamente senza cellulare, sconsolata, come un pesce fuor d'acqua e mi accorgo che mi basta allontanarmi di soli 200 metri da quell'edificio labirintico e infernale per sentirmi finalmente e di nuovo a casa. Paradossale, ma vero. Mi sentivo a casa fuori da un edificio.
Cosa ho imparato oggi: La vita non va mai come te la aspetti, molte volte va anche meglio, ma ogni tanto capita che vada peggio, ma anche questa è la vita, domani vedrai che ti aspetterai una catastrofe e invece andrà tutto bene. Non abbatterti per queste cavolate, pesciolino, la boccia non è più quella a cui sei abituato, ma ciò non vuol dire che hai dimenticato come si nuota.

5 commenti :

  1. Ahahahahah sono morta dal ridere...
    Che poi.. perchè il cellulare si chiama Emy?

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  2. Ahahahahah sono morta dal ridere...
    Che poi.. perchè il cellulare si chiama Emy?

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  3. Perché credo si chiami Emui un qualcosa che lavora nel cellulare ma non ho ben capito cosa! Contenta che sia riuscita a far sorridere qualcuno ancora una volta, spero tornerai presto a trovarmi! :-)

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  4. Ahahahahahahaha che disagio, Alì!! Leggendoti a volte mi viene voglia di prendere un badile e sotterrarmi per l'imbarazzo, da tanto lo rendi realistico

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    1. Eh, pensa a me che le ho vissute davvero queste cose!!

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