Garfield - Pooky
Mi sono trasferita da Bergamo a Trieste, lasciando la mia famiglia e la me-bambina. Purtroppo la me-combinaguai mi ha seguita e ogni tanto devo farci i conti e ammettere che è la parte di me che preferisco perché mi fa sempre parecchio ridere.

sabato 8 agosto 2015

Giorno 6- Il giardino dei pazzi o i pazzi del giardino?! pt.2

Il giardino dei pazzi o i pazzi del giardino?! pt.2- Ho fame, un panino, ho fame

Durante la mia solita passeggiata quotidiana ai giardini pubblici, l'altro giorno mi imbatto in una donna alquanto strana che mi ha colpito particolarmente. Aveva circa 50 anni, portava un vestitino arancione tutto sgualcito che copriva il suo corpicino pelle e ossa, i capelli arruffati radi e rossicci e il viso olivastro solcato da rughe troppo profonde per una donna della sua età. Ai piedi un paio di sneakers, completamente sola che vagava con lo sguardo perso nel vuoto. Quando incrociava una persona la sua espressione vacua cambiava drasticamente: faceva una smorfia terribile, allungava i lati della bocca, strizzava gli occhi e iniziava a inseguire i passanti piagnucolando a voce alta e in modo ritmico: "Ho fame, un panino, una pizzetta, ho fame, ho fame, per favore, una pizzetta, voglio mangiare" era una cadenza regolare sottolineata dai piedi che facevano una sorta di marcia mentre le braccia resavano incollate al corpo, i pugni chiusi. Mi sembrava una bambina capricciosa che voleva le caramelle, puntava i piedi, frignava e alzava il tono della voce quando non era ascoltata. La cosa mi ha scossa molto, perché con una persona così non sai come comportarti, non sai nemmeno se quello che dice è vero, non sai come reagirebbe se qualcuno esaudisse la sua richiesta o se interagisse con lei. Tutti fingevano di ignorarla, io compresa, anche se era parecchio difficile dal momento che mentre camminavi ti si parava davanti e ripeteva la litania e ogni volta che riuscivi a superarla, lei con uno scatto si riproponeva davanti a te, alla stessa distanza minima. Io però la osservavo e mi sentivo impaurita ma anche impotente; non volevo avvicinarmi a lei perché incuteva davvero parecchio timore e non avevo idea di che cosa avrei dovuto dirle per calmarla. Ecco, quello che mi ha colpito non è tanto la donna in sé, qui di matti ce ne sono tanti, è il fatto che io sia riuscita a fare finta di niente, nonostante la mia espressione (e me ne sono accorta solo dopo che si era allontanata) fosse un misto tra preoccupazione e pena. Sì, ho provato pena, lo so che non è bello da dire e avete ragione. Ma se l'aveste vista anche voi probabilmente avreste provato le identiche sensazioni contrastanti. Mi sono vergognata perché mi sono accorta di essere una delle tante persone che guarda e non fa nulla. Certo, non era in pericolo e forse non era nemmeno pericolosa, ma quando una persona ti urla in faccia che ha fame e tu distogli lo sguardo allora ti meriti di dire pubblicamente che hai fatto male. Probabilmente non aveva nemmeno fame sul serio, però non lo puoi sapere. Questa gracile figurina si è infine allontanata dal mio campo visivo, io ho rilasciato i muscoli e il parco è tornato un posto tranquillo. La donna bambina era solo un'eco che risuonava tra gli alberi, abbastanza lontana da me da potermi rilassare, ma non troppo da poter dire che nulla era accaduto. Non so se avete mai giocato al videogioco Silent Hill: quando incontri un personaggio negativo sul tuo cammino, l'atmosfera diventa nebulosa e sfocata, questo è quello che ho sentito io quando la signora mi è passata accanto. Se potessi dare un colore all'aria che respiravo in quegli attimi sicuramente direi il grigio, sono sicura che quella donna non era cattiva, ma qualcosa nel parco cambiava mentre lei lo percorreva. Chissà che emozioni trasmetteva a lei il giardino. Chissà se lei lo percepisce come un angolo sicuro come sono avvezza a pensare io. Chissà...

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